Ustica e il mistero del buon senso perduto: il 17 polemico convegno dal titolo: “dare un nome alla bomba”

Ustica e il mistero del buon senso perduto: il 17 polemico convegno dal titolo: “dare un nome alla bomba”

10 novembre 2023
Sulla tragedia aerea di Ustica ci sono ancora molti misteri, ma molti meno di quanto stampa e politica ci abbiano fatto finora credere. Non è un mistero che sia stata una bomba; non è un mistero che non ci sia stata alcuna battaglia aerea; non è un mistero che non ci siano potenze straniere coinvolte. E’ invece un mistero come i giornalisti si incaponiscano a raccontare una verità che non esiste.
Sui mezzi di informazione fioccano ancora articoli che parlano – appunto – di missili, battagli aeree, caccia nascosti sotto il DC9, del Mig libico, di bugie dei generali dell’Aeronautica, di scuse attese dalla Francia….
Ma le cose non stanno così. Basterebbe per esempio qualche minuto passato su internet per scoprire che i famosi i generali dell’Aeronautica sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio. E con motivazioni imbarazzanti. Non per loro ma per il giudice istruttore Priore che ha visto polverizzata (e impietosamente dileggiata) la sua tesi accusatoria.
Torniamo sul giudice istruttore. Era un figura del vecchio rito giudiziario. Svolgeva le indagini e, alla fine, emetteva una sentenza-ordinanza. Ecco, questo è il punto. Un giudice che emette una sentenza. In realtà Priore ha emesso una ordinanza di rinvio a giudizio (e chi ha giudicato ha poi concluso che i generali erano innocenti) e una sentenza di assoluzione/archiviazione (cioè che erano innocenti anche tutti gli altri). Ma far passare il messaggio “giudice/sentenza” che evocava un giudizio definitivo già emesso faceva magnificamente gioco. E il messaggio è passato così bene che intere legioni di giornalisti si sono allegramente bevute quello che una senatrice e un reporter disinibito continuavano a raccontare. Ma il giudice Priore ha emesso soltanto un rinvio a giudizio secondo il codice Rocco. Che poi il giudice fosse “istruttore” e la sentenza una “ordinanza” poco importava. Sarebbe bastata (e basterebbe tuttora) un po’ di competenza. Eppure all’esame per diventare giornalista professionista il processo penale lo chiedono. Eccome….
Se la sentenza-ordinanza di Priore valesse come la sentenza del collegio giudicante in corte di Assise prima, di Assise di appello poi e infine della Cassazione allora potremmo tranquillamente dire che Enzo Tortora era un camorrista trafficante di droga. Queste erano le conclusioni contenute nella sentenza-ordinanza del giudice istruttore che si occupò del caso. Tortora fu condannato in primo grado, assolto in appello con assoluzione confermata in Cassazione.
Bene, se domani un ex presidente del Consiglio (non necessariamente agée e confuso), in un’intervista con un importante giornale nazionale dicesse che Tortora era un camorrista perché lo aveva scritto il giudice istruttore, vogliamo scommettere che l’intervistatore gli farebbe notare che lo stesso Tortora fu poi assolto? E perché questo non avviene per Ustica? E’ un mistero. O, forse, un mezzo mistero.
Proviamo a ragionarci sopra. C’è chi su Ustica ha costruito carriere (parlamentari, avvocati, giornalisti, editori, opinionisti, leoni da tastiera sui social). Nessuno ha intenzione di segare il ramo sul quale è seduto e che ha assicurato (e assicura tuttora) bei soldi.
C’è chi, negli anni, è andato placidamente a rimorchio di qualche mosca cocchiera. Non ha nessuna intenzione sputtanarsi. C’è chi spera ancora di contribuire a un ormai stantio piano di destabilizzazione politica con venature antiamericane e anti-Nato. Ci credono e non li smuovi nemmeno con una cannonata (o una…  bomba).
E l’Ordine dei Giornalisti? Sta a guardare mentre su quotidiani, testate radio e tv e web va in scena l’ennesimo stupro nei confronti della deontologia professionale (per la quale si fanno anche i corsi previsti dalla cosiddetta Formazione continua).
Il prossimo venerdì 17 novembre l’AVDAU (Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica) organizza alle 15, nella Sala Capitolare del Senato in piazza della Minerva a Roma, un incontro dal titolo proiettato in avanti “Dare un nome alla bomba”. Sono previsti interventi, tra gli altri, del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi, Gregory Alegi.
La bomba, dunque. Lì sì che ci sono ancora misteri da chiarire. Su tutti il ruolo del OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) anche alla luce del cosiddetto “Lodo Moro”, quell’accordo non scritto che consentiva ai membri dell’organizzazione di Arafat  di fare, in Italia, quello che volevano (essenzialmente traffico di armi) purché lasciassero fuori il nostro Paese da attentati.
Lodo che il FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, una delle componenti dell’OLP) ha ritenuto violato quando nel 1979 i Carabinieri sequestrarono a Ortona una partita di missili terra aria spalleggiabili e arrestarono alcuni militanti di Autonomia Operaia (l’inchiesta portò poi in carcere un esponente del Fronte che viveva a Bologna e un trafficante di armi siriano).
Con una serie di telex recentemente desecretati dal Governo Meloni (Conte aveva rimandato il provvedimento di altri otto anni) il colonnello Giovannone, capocentro del SISMI a Beirut, segnalava la crescente irritazione palestinese avvertendo che l’FPLP si riteneva libero di riprendere la propria attività in Italia. E al mattino del 27 giugno 1980, dopo una riunione, la sera prima, con esponenti dell’Organizzazione, Giovannone manda un telex alla sede dei Servizi ribadendo l’allarme crescente per la piega che la situazione stava prendendo. Poche ore dopo, alle 20:59 il DC9 Itavia esplodeva nel cielo di Ustica.
Certo, nei telex di Giovannone non c’è scritto che i palestinesi hanno messo una bomba sull’aereo ma – viste le coincidenze – un atteggiamento meno isterico e più aperto da parte dei fautori del missile denoterebbe un auspicabile buon senso e sarebbe un aiuto concreto alla ricerca delle verità.
I giornalisti sono invitati. Ma servono mente aperta, conoscenza della vicenda e un po’ di ripasso di procedura penale.
PS: l’AVDAU ha una presidente onoraria. Si chiama Giuliana Cavazza. Sua madre era sul Dc9 Itavia. E non è senatrice.