ANAS, due anni e 9 mesi di amore-odio. Per desiderio di verità, nulla più
Ho iniziato ad occuparmi di quanto avveniva in ANAS circa tre anni fa. Febbraio 2015. Ero seduta di fronte al direttore Guido Paglia, nella redazione dell’Ultima Ribattuta: sfogliavamo i quotidiani e ci chiedevamo come mai in quell’azienda si facessero cose alquanto “stravaganti”, senza che la stampa si sentisse in dovere di riportarle.
Decidemmo così di scrivere del (fino ad allora) pressoché intoccabile Pietro Ciucci, segnalando lo “strano caso” del suo auto-licenziamento con annesso risarcimento per mancato preavviso. Quel giorno ci furono migliaia e migliaia di accessi al sito, il nostro server resse a malapena.
Da quel momento in poi, ogni mattina arrivavano in redazione mail, lettere, “pizzini”, messaggi in bottiglia. Senza saperlo avevamo scoperchiato il vaso di Pandora. I dipendenti dell’ANAS, le persone perbene, finalmente avevano qualcuno che dava loro voce.
Scrivevamo articoli su ANAS pressoché ogni giorno. Il materiale era tantissimo. Ogni articolo uno scandalo. Con il nostro lavoro giornalistico abbiamo contribuito a portare alla luce situazioni poco limpide, conflitti di interesse, sperperi di denaro pubblico e via degenerando (Lulù, il monoglotta, le assunzioni di “preziose” risorse esterne, ANAS2, la succursale dell’Udc, la Dama Bianca e quella Nera, solo per citarne alcune).
Nel frattempo sono stata accusata di scrivere in base a interessi politici. Sono stata insultata, minacciata. E persino querelata (con tanto di archiviazione, tie’). Ma ho ricevuto anche il sostegno di tante persone oneste che vogliono solo il bene dell’Azienda.
Poi un giorno un ponte appena inaugurato crollò e Ciucci fu silurato.
Arrivò Gianni V. Armani e quasi subito volle incontrare il direttore e me: il suo intento era di creare un dialogo tra le parti, facendo sì che la nostra testata diventasse un luogo di incontro e di confronto. Ci abbiamo creduto. Tant’è che talvolta abbiamo preferito riportare direttamente all’Azienda le segnalazioni su alcune “imprecisioni” (scusate l’eufemismo) rinunciando ad uno scoop.
Di Armani abbiamo apprezzato la buona volontà e la sincera voglia di cambiare le cose. Peccato che ogni tanto sia incappato, non per malafede sia chiaro, in alcuni errori che a molti ricordavano la “vecchia gestione” di Ciucci. Nonostante la simpatia, non gli abbiamo risparmiato critiche.
Questo perché il nostro lavoro è trovare la verità e raccontarla. Contribuire, se possibile, a cambiare in meglio le cose. Per rispondere a chi mi accusa di essere “politicizzata”, ribadisco che non ho alcun interesse ad occuparmi di una realtà piuttosto che un’altra.
Questi mesi di silenzio non erano dovuti a particolari strategie, quanto semplicemente a scelte professionali diverse.
Ad ogni modo, così come prima su l’Ultima Ribattuta, sarà ora Sassate a portare avanti il nostro lavoro di inchiesta. Sull’ANAS, ma anche su altre realtà. Con la stessa serietà, correttezza e imparzialità. Chi vuole ci segua.