
Cassa Ragionieri: equilibrio apparente e potere perpetuo; mentre i conti scricchiolano, il presidente Pagliuca punta a restare in carica per 20 anni
Dietro la facciata di un bilancio in ordine, la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Ragionieri e Periti Commerciali (CNPR) sta vivendo un lento ma inesorabile declino.
I numeri ufficiali raccontano una realtà ben diversa da quella mostrata nei comunicati: un equilibrio solo contabile, ma non reale, né demografico, né prospettico.
L’analisi congiunta del Bilancio d’esercizio 2024, del Bilancio tecnico attuariale 2023 e dell’audizione del 16 ottobre 2025 alla Commissione parlamentare presieduta da Alberto Bagnai, getta luce su un sistema previdenziale che rischia il collasso.
Il bilancio 2024 chiude formalmente con un avanzo di 70 milioni di euro, ma basta guardare ai dati demografici per comprendere che la solidità è solo apparente. Nel 1999 gli iscritti attivi erano 31.154; nel 2024 sono scesi a 22.224.
In soli venticinque anni la categoria ha perso quasi un terzo della propria base contributiva. Il rapporto iscritti/pensionati, un tempo di 10,07, oggi è precipitato a 1,85. È la fotografia di un sistema previdenziale sotto assedio, dove ogni pensionato è quasi ‘a carico’ di un solo contribuente attivo.
E il futuro? Peggio del presente. Il Bilancio tecnico 2023, basato su un’ipotesi ottimistica di 250 nuovi iscritti all’anno, prospetta un rapporto iscritti/pensionati che scenderà sotto l’unità già nel 2033 e resterà sotto 1 per oltre 25 anni, toccando in alcuni scenari valori inferiori a 0,5.
Significa che, tra meno di dieci anni, potrebbe esserci un solo iscritto attivo per due pensionati. Una prospettiva insostenibile per qualsiasi sistema previdenziale, specie se autonomo e privo di garanzie pubbliche.
Durante l’audizione parlamentare del 16 ottobre, il Presidente Pagliuca ha riconosciuto – testualmente – che ‘siamo abbastanza preoccupati del futuro’.
Un’ammissione non da poco, che stride con la narrazione ufficiale di una Cassa solida e orientata alla crescita. Le strategie prospettate per ampliare la platea degli iscritti – come lo sviluppo della figura degli esperti contabili o l’apertura verso gli amministratori di condominio – appaiono più come tentativi disperati che come un piano strutturato.
Intanto, l’attuale equilibrio economico dipende in larga misura dal rendimento del patrimonio finanziario. Ma basta una correzione dei mercati o una fase di stagnazione economica per mettere in crisi la liquidità e la capacità di copertura delle pensioni. In un contesto del genere, la diminuzione costante degli iscritti aggrava il problema: meno contributi, meno entrate, più rischio per la sostenibilità a lungo termine.
È legittimo chiedersi – a questo punto – se abbia ancora senso mantenere in vita un ente che, secondo le previsioni, passerà da 22.000 iscritti nel 2024 a 11.135 nel 2034 e a meno di 9.500 nel 2073.
E mentre i numeri crollano, il vertice della Cassa si concentra su tutt’altro. Il Presidente Pagliuca – già in carica da due mandati – e quindi con l’attuale statuto al suo ultimo mandato, ha fatto approvare, a novembre scorso, dall’Assemblea dei Delegati una riforma statutaria che, se validata dal Ministero vigilante, gli consentirebbe di restare al timone della CNPR per i prossimi vent’anni. Una norma che molti iscritti definiscono ‘ad personam’, un tentativo di blindare il potere proprio mentre la nave fa acqua da tutte le parti.
Mentre le entrate calano, le pensioni aumentano e il patrimonio viene eroso dai mercati, l’unica certezza sembra essere la continuità di chi comanda.
In altre parole: la Cassa scricchiola, ma il potere resta saldo. Una fotografia impietosa di un sistema che rischia di implodere non solo per motivi economici, ma per una gestione che sembra aver smarrito il senso della misura e della responsabilità verso i propri iscritti.


