CdA Rai: la sinistra dilaniata favorisce “IndigneRAI”, mentre è ressa per i quattro consiglieri spettanti al Parlamento

CdA Rai: la sinistra dilaniata favorisce “IndigneRAI”, mentre è ressa per i quattro consiglieri spettanti al Parlamento

09 giugno 2018

È ancora troppo presto per cercare di avere un quadro preciso su chi potranno essere i nuovi vertici della Rai, soprattutto per quanto riguarda Presidente ed Amministratore Delegato (il vecchio DG), ma qualcosa già comincia a delinearsi.

In particolare, per quanto riguarda le autocandidature. Per le due figure apicali, non sono sfuggiti agli osservatori più attenti le girandole di incontri di questi giorni di Vincenzo Novari (ex-ad di H3G Italia) e di Fabrizio Del Noce (già direttore di Rai Uno).

Ma l’uno e l’altro hanno dei punti deboli. Il primo è stato indicato in passato come legato a Matteo Renzi (e frequentatore delle Leopolde), il secondo – ripescato da Matteo Salvini dietro le insistenze della fidanzata, Elisa Isoardi – potrebbe finire “cecchinato” per la sua attuale residenza in Portogallo; dove si è trasferito da cinque anni, come molti altri ex-Rai, per non vedersi falcidiata la pensione dalle tasse.

Del Noce, che potrebbe comunque godere anche dell’appoggio dei parlamentari di Forza Italia (lo è stato anche lui), sarà però sicuramente indicato come rappresentante della Lega in CdA.

Grande confusione, invece, per quanto riguarda le scelte del M5S, del Pd e di FI. Per un seggio grillino, corrono in tanti: il consigliere uscente Carlo Freccero, il conduttore Michele Santoro (entrambi con più contro che pro), l’avvocato Mauro Vaglio (che da presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma non ce l’ha fatta per poco ad entrare alla Camera), l’ex-iena Dino Giarrusso (anche lui “trombato), l’editore TV Sandro Parenzo e Lucia Calvosa. Quest’ultima, ha il vantaggio di essere donna e di far parte del CdA del “Fatto quotidiano”.

Il Pd sembra orientato a non confermare né Rita Borioni, né Franco Siddi, preferendo casomai puntare sull’ex-assessore alla Cultura del Comune di Roma (giunta Marino), Flavia Barca o su Giuseppe Sangiorgi, stimatissimo ex-direttore del “Popolo”.

Dentro Forza Italia, l’uscente Arturo Diaconale è in netto vantaggio per il bis rispetto alle ambizioni dell’ex-ministra Nunzia De Girolamo, alla spasmodica ricerca di una sistemazione dopo l’epurazione in Campania e la conseguente bocciatura alle urne. Si agita molto, a destra e a manca, l’altro consigliere in scadenza, Giancarlo Mazzuca, ma con zero possibilità di riconferma.

Se si aprisse uno spiraglio per “Fratelli d’Italia” (e questa eventualità potrebbe farsi concreta se il seggio dei dipendenti dovesse finire ad un candidato di sinistra, stoppando così le ambizioni del Pd, che dopo la batosta elettorale non potrebbe davvero essere premiato con due consiglieri), il nome scelto da Giorgia Meloni dovrebbe essere quello dell’ex-presidente di Rai Net, Giampaolo Rossi.

E veniamo al possibile candidato dei dipendenti Rai. Fino a qualche giorno fa, sembrava che il prescelto da Cgil-Cis-Uil (perfino con il “ruotino di scorta” dell’Ugl) Gianluca De Matteis Tortora, avesse la strada spianata (leggi qui). Oggi, non è più così, perché la rivolta di base come reazione all’imposizione dall’alto della candidatura, sta dilagando in tutta la Rai. Con dimissioni a catena. Un vero disastro. Tanto che l’Ugl ora sembra orientata a sostenere il candidato indipendente di centro-destra Lorenzo Mucci.

E mentre i giornalisti sosterranno in maggioranza l’ex-segretario Usigrai, Roberto Natale (leggi qui), spaccando ulteriormente il fronte delle varie sinistre, ecco che si va rafforzando l’ipotesi che alla fine possa essere Riccardo Laganà, presidente di Rai Bene Comune-IndigneRai, a risultare il candidato più votato dai dipendenti.

Sarebbe la più plastica delle conferme che anche in viale Mazzini e nelle altre cento sedi italiane dell’azienda, il clima sta cambiando. E che il vento della protesta non si è materializzato solo nelle urne del 4 marzo.