Comunicazioni: la Cina e i suoi “amici” italiani, da D’Alema, Liuzzi, Urso e persino Mulè
In Italia le comunicazioni passano attraverso apparati cinesi. Il 25% degli impianti di Telecom e oltre il 70% di quelli di Vodafone e Wind. Per non parlare dell’accordo con Poste. Il problema potrebbe aggravarsi con la partenza del 5G.
Il Mondo ha messo un freno alle tecnologie cinesi per motivi di sicurezza nazionale: la Cina non è una democrazia e le sue aziende devono obbedire allo Stato, qualunque sia la richiesta. In Italia il clima però è più favorevole. Perché? Perché i cinesi hanno amici che contano. Amici che vengono premiati per la loro amicizia.
Chi sono? Beh, sono loro stessi, i cinesi, a fornirci un elenco dettagliato. Come? Con la locandina di un convegno organizzano da ZTE, il colosso cinese delle telecomunicazioni. Ci sarà l’ambasciatore cinese ed i capi di ZTE.
Poi? Il miglior amico della Cina, Massimo D’Alema – più di Prodi, Grillo e Renzi – che ha usato i suoi contatti privilegiati con il governo cinese per importare prodotti resi introvabili dal covid. Ma lui era noto. Meno nota era l’amicizia di Mirella Liuzzi, 5s, sottosegretario di stato al MiSe. Ma non è finita. Troviamo anche Adolfo Urso, vice presidente del Copasir e cioè chi dovrebbe controllare e proteggere l’Italia. Urso di Fdi. Che si fa accompagnare da Mollicone, sempre di Fdi, partito che fa battaglie pubbliche contro la tecnologia cinese.
Ma non è finita qui. Ed allora troviamo il presidente del gruppo della lega in Ue, Marco Zanni, anche lui esponete di punta di un partito che formalmente si è schierato contro la tecnologia cinese. Poi Mulè di Forza Italia, Bossio del PD, Nobili di Italia Viva, Carabetta del M5s. Tutto l’arco costituzionale. Quelli che dovrebbero proteggerci. ‘Namo bene…