
L’argento cambia ruolo nell’economia della sfiducia
Un argento a 76 dollari l’oncia non è solo un rialzo di prezzo. È il tipo di movimento che segnala un cambio silenzioso di funzione del mercato. Per anni l’argento è stato ignorato salvo nelle fasi in cui l’inflazione dominava il dibattito. Poi, all’inizio di febbraio 2025, il suo comportamento è cambiato. Non un’esplosione improvvisa, ma qualcosa di più rivelatore: le discese hanno smesso di funzionare, i minimi crescenti hanno tenuto, ogni correzione è stata comprata. Il regime era già mutato prima che arrivasse il movimento verticale.
La tempistica conta. Febbraio ha segnato una svolta chiara nella politica commerciale globale. I nuovi dazi verso la Cina non sono stati presentati come leva negoziale temporanea, ma come parte di una postura di emergenza, segnale di una rottura più permanente del funzionamento del commercio globale. I mercati non hanno atteso l’escalation: hanno adattato il comportamento.
La conferma non arriva solo dal posizionamento finanziario. A Shanghai l’argento tratta oltre 82 dollari, contro i 76 del Comex. Quando la Cina accetta di pagare un premio reale, non è speculazione: è domanda fisica che emerge dove la sensibilità al prezzo è massima.
Dal punto di vista cinese, il quadro è coerente. Un ampio surplus commerciale, relazioni con l’Occidente apertamente ostili, rischio sanzioni e il venir meno dell’idea che il surplus possa essere riciclato senza problemi in asset occidentali. Sul fronte interno, il mercato immobiliare — principale deposito di ricchezza delle famiglie — non è più una scommessa a senso unico. In un contesto deflattivo, con controlli sui capitali e fiducia ridotta negli asset finanziari esteri, restano i beni tangibili, liquidi e fuori dal sistema del credito. L’oro è la prima scelta, seguita dall’argento.
La storia però non è solo cinese. A livello globale la domanda industriale continua ad accelerare: solare, veicoli elettrici e infrastrutture di ricarica consumano metallo che non ritorna sul mercato. Il deficit strutturale dura da cinque anni. L’India aggiunge un’altra gamba, con importazioni fisiche elevate anche a prezzi record. L’offerta mineraria è piatta, il riciclo insufficiente.
I dazi non fanno salire i prezzi da soli: cambiano i comportamenti perché anticipatori della Guerra Fredda 2.0. Anticipano la domanda, rompono il “just in time”, indeboliscono il riciclo dei surplus. In un mondo deflattivo, gli asset finanziari soffrono per primi. I beni reali beneficiano. L’argento resta volatile, si impenna e corregge. Ma è così che si muove quando è la fiducia — non la crescita — a essere riprezzata.


