COPASIR: segretezza addio,  ma censura dei media totale sul “vulnus” della presidenza; Vecchione in bilico

COPASIR: segretezza addio, ma censura dei media totale sul “vulnus” della presidenza; Vecchione in bilico

12 maggio 2021

Saldamente controllato dalla maggioranza di governo (Salvini va linciato su tutto, meno che sulla difesa di Volpi), ormai il COPASIR si attrezzerà anche con un ufficio stampa. Anche questo scelto da Palazzo Chigi e indicato dal sottosegretario con le delega ai servizi, Gabrielli. Meglio, se specializzato nella censura dei media sui temi di quell’opposizione cui spetta la presidenza della commissione.

Perché quello che è accaduto ieri ha completamente stravolto le regole della democrazia, dei regolamenti parlamentari e dei doveri dell’informazione. Procediamo con ordine. Davanti al COPASIR, era prevista l’audizione del direttore del DIS, il prefetto Gennaro Vecchione.

All’ordine del giorno, tra l’altro, le polemiche sull’incontro in autostrada dell’ex-premier Matteo Renzi con l’ambizioso caporeparto del dipartimento, Marco Mancini, da anni in cerca di una promozione. Per regolamento, la sedute della commissione sono segrete.

Invece, che accade? Che al termine dell’audizione, alle agenzie di stampa e ai giornalisti viene rivelato che Vecchione (ormai sempre più in bilico nel suo incarico, a sette mesi dalla scadenza) ha annunciato l’intenzione di Mario Draghi di dettare severe regole di comportamento per tutti gli appartenenti ai servizi in tema di contatti e incontri con esponenti politici. Ottima e opportuna iniziativa, non c’è che dire. Ma anche una palese violazione delle regole della commissione.

Come ha subito fatto rilevare Elio Vito, che con il vicepresidente Adolfo Urso si è dimesso per protesta dopo la mancata assegnazione della presidenza a Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione. Quasi contemporaneamente, era stata indetta in Senato una conferenza stampa, indetta proprio da FdI, sul tema del rispetto delle regole parlamentari in tema di COPASIR.

L’invitato principale non era certo stato scelto a caso: Luciano Violante, esponente del PD, ex-presidente della Camera e addirittura relatore della legge 124 sull’istituzione della commissione. Sottolineando l’importanza del ruolo del presidente dell’organismo, Violante ha ricordato che quando il premier procede alle nomine dei servizi, si confronta non con l’intera commissione, ma solo con il suo vertice, proprio perché deve trattarsi di un rappresentante dell’opposizione e non della maggioranza di governo (com’è ora il leghista Volpi).

Analoghe argomentazioni sono state sviscerate anche dall’ex-ministro degli Esteri Terzi e dal professor Pelanda. Poi cos’e’ successo? È successo che le agenzie hanno diligentemente diffuso i vari interventi, ma nessun media (unica eccezione il TG 5) ha ritenuto opportuno riferire della conferenza stampa: silenzio della RAI, silenzio della grande stampa, quella stessa stampa zeppa di “giornalisti democratici” sempre prontissimi a stracciarsi le vesti quando ritengono che sia messa in pericolo la libertà di stampa e il diritto-dovere dell’informazione.

Una vergogna assoluta. Adesso ci sarà qualcuno di questi soloni che avrà l’umiltà di riparare, magari intervistando direttamente Violante? Chi vuole scommettere che non accadrà?