Crisi di governo: a parole, tutti per il Conte-ter, ma intanto si “scalda” Cottarelli
Sassate lo aveva già scritto il 4 gennaio, quando Renzi non aveva ancora neppure ritirato la delegazione di Italia Viva dal governo: se Giuseppe Conte non dovesse farcela a succedere per la seconda volta a se’ stesso e l’unica strada percorribile dovesse rivelarsi quella di un premier “tecnico”, potrebbe prendere quota la candidatura dell’economista Carlo Cottarelli.
Perché se è vero che oggi, a parole, tutti fanno finta di giurare fedeltà al presidente del Consiglio dimissionario, si sa benissimo che ben difficilmente sarà possibile ricostituire la vecchia maggioranza M5S-Pd-LeU-IV senza il cambio della guardia a Palazzo Chigi. E la sostituzione dei renziani con gli ipotetici futuri “Responsabili” non sembra alle porte.
D’altra parte, non è un mistero che Cottarelli sia molto stimato da Mattarella, che già era pronto a conferirgli l’incarico quando M5S e Pd sembravano non riuscire a trovare l’accordo sul Conte-bis.
Ed un nuovo premier di estrazione sempre “tecnica”, ma questa volta di stampo economico, costituirebbe oltretutto il miglior viatico in Europa per la difesa del nostro piano sull’utilizzazione dei 209 miliardi promessi. Senza tenere conto, poi, che Cottarelli è stato anche il responsabile della “spending review” ed è quindi perfettamente in grado di individuare eventuali sprechi, aspetto molto importante per i controllori di Bruxelles.
In queste ore, comunque, si era anche sparsa la voce di un’altra possibile candidatura tecnico-economica per la successione a Conte: quella di Fabrizio Palermo, l’AD di Cassa Depositi e Prestiti, attribuita ad esponenti del M5S; ma è stata subito smentita. A dimostrazione, però, che al di là delle dichiarazioni di facciata, la strada verso il Conte-ter è bella accidentata se già è partita la caccia al possibile successore.