Diari di Arafat come quelli di Hitler? L’esilarante fact checking del Foglio a L’Espresso

Diari di Arafat come quelli di Hitler? L’esilarante fact checking del Foglio a L’Espresso

06 febbraio 2018

Se uno si legge l’esilarante fact checking operato dal “Foglio” sullo scoop dell’ultimo numero de “L’Espresso” a proposito delle anticipazioni sui diari di Arafat, subito la mente lo porterà indietro nel tempo alla fine degli anni ’80.

Quando il settimanale eterno concorrente (attualmente al ribasso nella vendita di copie) “Panorama” pubblicò in esclusiva mondiale, insieme al settimanale tedesco “Stern”, quel gran bidone cosmico che si rivelarono essere i diari di Hitler. Una gaffe che fece rotolare alcune teste all’epoca ma che forse oggi, nello stato pietoso in cui versa l’informazione italiana, non farà neppure tanto clamore.

Eppure il bravissimo Luciano Capone del “Foglio” ha fatto scrupolosi controlli incrociati giungendo alla conclusione che forse questi diari di Arafat assomigliano a un’altra vicenda che ha visto L’Espresso fare analoga figura barbina: quella della intercettazione telefonica in cui l’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta avrebbe insultato telefonicamente la memoria del compianto giudice Paolo Borsellino.

Le analogie sono inquietanti: in un caso come nell’altro “L’Espresso” ammetteva candidamente di non avere gli originali ma che persona degna di fiducia in un caso avrebbe fatto ascoltare l’intercettazione e nell’altro gli avrebbe letto al telefono cosa contengono questi 19 volumi scritti in arabo che nessuno sinora ha mai visto.

E che tutti quelli sentiti da Arafat e menzionati nell’articolo de L’Espresso, Tarak Ben Ammar e la fondazione Arafat, prima di tutti, hanno smentito tra le risate al giornalista del “Foglio”.

Inoltre perché mai Berlusconi avrebbe dovuto versare 10 miliardi ad Arafat nel 1998 per farlo testimoniare in un processo che si era già concluso in primo grado con la condanna dell’ex Cav e senza che lo stesso mister Palestina si fosse mai visto in aula?

Inoltre fa pensare il racconto fatto dall’avvocato e parlamentare di Forza Italia Niccolò Ghedini per smentire la cosa: “tempo fa si è presentato una strana persona da noi che voleva venderci gli stessi diari in cambio di denaro ma capimmo subito che non era una cosa seria e lasciammo cadere ogni trattativa”.

Per i particolari del fact checking di Luciano Capone però è essenziale leggere il “Foglio” di mercoledì 7 febbraio, perché le cose vanno viste alla fonte e non ci si può fidare solo nei racconti di terzi. Inoltre l’articolo è esilarante (leggi qui).

E – a parte le analogie storiche, nonché i corsi e ricorsi, per cui ieri la direzione di “Panorama”, e oggi quella de “L’Espresso”, sembrano essere cadute nell’errore di farsi prendere dai facili entusiasmi – resta la notazione che i giornalisti e i collaboratori del settimanale debenedettiano abbiano il difetto di fidarsi troppo delle parole, più che dei documenti, delle loro fonti di informazione.