Difesa e spionaggio russo al tempo del COVID: la versione trionfalistica di Vecciarelli, lo “smemorato di Colleferro”

Avevamo un “Salvatore della Patria” al vertice della Difesa e ancora non gli abbiamo trovato un’altra collocazione di livello adeguato. Inqualificabile. Perché l’intervista al “Foglio” del generale Enzo Vecciarelli, dimenticabile Chod del dopo-Graziano Badoglio, è uno spasso. Ricordando l’arrivo del mega-contingente militare russo in Italia, con la scusa di aiutarci nella guerra al COVID, l’ineffabile ex-alto ufficiale rivendica un ruolo del tutto sconosciuto ai vertici delle FFAA. State a sentire: “Rimasi sorpreso dal dispiegamento militare messo in campo e mi preoccupai. Volevano fare anche altro ma noi glielo impedimmo”. Noi chi, generale? Forse il comandante del COI (oggi COVI), Portolano ed i suoi collaboratori, non certo lei. Che reagì infastidito alle esplicite riserve e perplessità manifestate dall’attuale Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale Armamenti. Da lei non arrivarono critiche, neppure quando le spiegarono che quei mastodontici Cargo 76 non venivano più usati dai tempi dell’invasione della Cecoslovacchia. E che quindi, gli “aiuti sanitari” nascondevano altro. E cambio’ opinione solo dopo che analoghi segnali d’allarme arrivarono dai nostri servizi.
Direbbe Totò: “Ma ci faccia il piacere…!”.

Commenti

  1. è uno spasso leggere come “Grazia Bontà” – cioè meno di nessuno – commenti il niente traendovi considerazioni banali che solo a lei sembrano chissachè… mah… Graziè, pensa a finì le medie!

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