Difesa: il “golpe” di sottosegretari e CSM contro la Trenta; ma Di Maio e M5S fanno quadrato
Elisabetta Trenta è sotto assedio. Complottano contro di lei i sottosegretari Tofalo e Volpi, convinti di poter interpretare anche i mugugni e i risentimenti di qualche capo di Stato Maggiore.
Per lo sventato “scippo” ai danni della Marina degli F35 a decollo verticale (leggi qui), ma soprattutto per la ventilata riforma dei criteri di funzionamento delle commissioni di avanzamento (leggi qui). E a questo proposito, gira per i corridoi del Palazzo di via XX Settembre, un’indiscrezione che – se confermata – chiarirebbe meglio di qualsiasi altra cosa l’astio maturato dai vertici delle Forze Armate nei confronti della ministra più amata dai gradi intermedi ma soprattutto dalla base militare.
Pare infatti che proprio all’indomani dell’annuncio della Trenta di voler mettere mano al funzionamento delle commissioni d’avanzamento, tutti i CSM (compreso il Comandante dei Carabinieri), abbiano chiesto e ottenuto un colloquio riservatissimo con la ministra per esprimere la loro assoluta contrarietà alla delicata riforma paventata.
Una sorta di preavviso del “golpe” strisciante che avrebbe preso forza in queste ultime settimane e di cui, appunto, sono diventati protagonisti i sottosegretari Volpi (leggi qui) della Lega e Tofalo (leggi qui) del M5S, entrambi convinti di avere tutti i numeri per prendere il posto della Trenta.
Ecco allora una serie di fitti incontri tra i due vice, la presidente leghista della Commissione Difesa del Senato, Tesei ed il capogruppo M5S nella stessa Commissione della Camera, Minnino (oltretutto militare dell’Aeronautica). All’ordine del giorno, sempre le lamentele dei quattro stelle nei confronti della ministra e l’abbozzo di una strategia comune per farla sloggiare dalla sua poltrona.
Peccato, però, che Luigi Di Maio, appena confermato alla guida del movimento malgrado la debacle elettorale delle europee, non abbia alcuna intenzione di ritirare la sua fiducia nei confronti della Trenta. Tanto è vero che ha liquidato brutalmente le velleità di Tofalo e si accinge a difendere in Consiglio dei Ministri la scelta della sua ministra per il vertice, ormai in scadenza, della Marina Militare.
Al posto di Girardelli, il candidato in pole è sempre l’ammiraglio Treu, anche se la sconfitta elettorale del M5S ha ringalluzzito i sostenitori del consigliere militare del premier Conte, cioè Il più giovane parigrado Massagli, che già promette a destra e a manca vantaggi di vario genere ai possibili alleati.
Sulla scelta finale, potrebbe giocare un ruolo anche il Quirinale, che già in passato aveva manifestato un certo disappunto per non aver visto nella terna predisposta dalla Trenta, il nome dell’ammiraglio Cavo Dragone, sostituito con quello di Giacomin.
Il banco di prova per vedere come andrà a finire il “braccio di ferro” ministra vs. sottosegretari+CSM, sarà dunque probabilmente proprio la scelta del nuovo vertice della Marina. Una scelta che aiuterà a capire anche se sia vero o meno che la regia delle operazioni anti-Trenta è davvero attribuibile all’inaffondabile ex CHOD Graziano Badoglio e ai suoi più fidati alleati all’interno dell’Esercito ma soprattutto dell’Aeronautica, gli stessi che già promossero la corale protesta sulle commissioni d’avanzamento.
Perché non può essere un caso che proprio tre ex capi di stato maggiore della arma azzurra – Arpino, Tricarico e Camporini – abbiano annunciato coram populo che non parteciperanno alle celebrazioni del 2 giugno: con chi ce l’hanno?