Risiko bancario: Intesa e Unicredit alla finestra di Generali; è la guerra Roma-Milano, bellezza

Risiko bancario: Intesa e Unicredit alla finestra di Generali; è la guerra Roma-Milano, bellezza

02 maggio 2025

In Italia o non succede nulla o all’improvviso succede qualsiasi cosa. È il caso del settore bancario che, dopo un lungo letargo, s’è improvvisamente svegliato e ha coinvolto quasi tutti i protagonisti. In meno di un anno è successo il putiferio e ci siamo ritrovati con praticamente tutte le banche più importanti d’Italia coinvolte in una offerta, fatta o subita che sia. Tutte tranne Intesa che, a onor di verità, fu la prima ad aprire le danze – ormai son passati cinque anni – acquistando faticosamente Ubi.

L’ultima mossa nel gioco del risiko bancario è arrivata con Mediobanca che ha lanciato una offerta nei confronti di Banca Generali. È il segnale che può portare a una pacificazione o un nuovo passo del mercato che reagisce agli indirizzi che tenta di dare la politica? Perché una cosa è chiara a tutti. Siamo, già da un po’, al Roma contro Milano. Il salotto politico contro il salotto finanziario. Le due capitali d’Italia si sfidano e la prima vuole riprendere il controllo della direzione economico-strategica del Paese.

Da una parte la città dove risiede il governo: da qui è partito il tentativo del Monte dei Paschi di comprare Mediobanca, da qui si è studiato il nuovo tentativo di arrivare ad avere un controllo di Generali per mezzo di Caltagirone-Delfin, da qui il Mef ha sparato contro Unicredit che vorrebbe comprare Banco Bpm.

Dall’altra parte, la città della finanza: da dove Nagel coagula gli investitori internazionali per riprendere la maggioranza in Generali Assicurazioni, da dove sempre Nagel va alla conquista di Banca Generali, da dove Orcel prova a conquistare il Banco snobbando la politica (salvo poi ripiegare sulla lista Caltagirone in Generali 48 ore prima del voto).

Le due città sono due modi di intendere il mercato. Per i milanesi questa intromissione della politica romana è cosa da marziani, per i romani l’extraprofitto e la freddezza della finanza è inaccettabile di fronte alle strategie di un Paese del G7.

E a Roma, adesso che l’operazione di Nagel per prendere Banca Generali prevede la cessione del 13% di Generali in pancia a Mediobanca, qualcuno si chiede: come rimettiamo in pista la cordata italiana per controllare il Leone? (la cordata italiana sarebbe: Caltagirone, Delfin, CRT, qualche altro piccolo investitore istituzionale, Benetton, a cui si aggiungerebbe anche Unicredit qualora l’ultima mossa di Orcel non fosse un fuoco di paglia).

Sì, perché l’obiettivo di far comprare Mediobanca al Monte era proprio per conquistare quel 13%, che sommato alle partecipazioni dirette di tutti gli altri italiani porterebbe al controllo dell’assemblea di Generali.

Un’idea sarebbe che Intesa, per ora silente e fuori dal risiko, andasse a prendere una quota di quel 13% (tra il 6 e il 7) e, da superplayer italiano sempre al servizio delle istituzioni, potrebbe pacificare questa stagione di opa. Oppure la stessa strada potrebbe intraprenderla Unicredit, che vede sempre di più allontanarsi l’acquisizione di Banco Bpm (dopo le prescrizioni Golden power ridicole e che dovranno impegnare il governo nel cercare una soluzione per salvare la faccia a uno dei pochi strumenti di difesa nazionale).

In tutti e due i casi, però, bisognerà capire le intenzioni di Donnet, l’ad a cui hanno promesso la fine in molti ma che sta sempre lì a gestire il più importante asset italiano sul mercato.

Roma non è sicuramente veloce come Milano, ma quando si muove si fa sentire. E ora prepara la sua prossima mossa.