
Il fastidio di Palazzo Chigi per l’attivismo di Vellucci e il suo conflitto sulla fibra
Da qualche settimana il direttore generale del Mef che si occupa delle aziende partecipate è cambiato. Non c’è più Marcello Sala ed è approdato al suo posto Francesco Soro. Seppur il passaggio di consegne sia avvenuto con ordine, Sala resta concentrato e vicino ad alcuni dossier, in particolare quello della rete in fibra, dove ha un suo uomo del Mef piazzato nel cda di Fibercop.
È Simone Vellucci, giovane molto rampante, classe 1989, vicino a Carlo Calenda dai tempi del vecchio MIMIT; ora finito come vice capo di gabinetto in via XX Settembre sotto l’ala di Sala, che lo ha messo tipo “marcatore a uomo” del file più complesso. Vellucci interviene in riunioni con ministri, si muove agilmente tra Chigi e il ministero, riportando ogni passo fatto al suo Sala, che lo guida da lontano.
Una agilità che però qualcuno ha iniziato a notare, soprattutto dalle parti di piazza Colonna. In particolare ha dato fastidio che il ragazzo, come detto consigliere di Fibercop, sia a volte presente nelle riunioni politiche, nonché tecniche, dove si decide il futuro di Open Fiber. Considerando la sua posizione nella società concorrente, la sua presenza è guardata con sospetto.
Intanto, sul tema della costruzione della rete in fibra è ormai naufragata l’ipotesi di cessione di alcuni lotti delle aree grigie da OF a Fibercop. Una bella grana per Butti che adesso dovrà tornare con una soluzione a Chigi per proseguire i lavori e non mancare gli obiettivi del Pnrr. Qualcuno dice che avrebbe pensato alla revoca delle concessioni di OF, ma anche qui non ci sarebbero le basi giuridiche per una decisione tale che, tra l’altro, scatenerebbe una girandola di cause che farebbe ricchi solo gli avvocati.
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