
LEONARDO: SI VIS PACEM, PARA IVECO
La cessione di IDV – Iveco Defence Vehicles a Leonardo (raccontata da Sassate lo scorso 9 febbraio), e il contemporaneo passaggio di controllo di Iveco Group al colosso indiano Tata Motors, saranno ufficialmente finalizzati entro il 31 marzo 2026.
Ed è indubbio che la holding Exor, guidata da John Elkann, ha saputo gestire con attenzione e delicatezza le mire dei futuri proprietari per far sì che avessero le migliori capacità ed intenzioni di garantire continuità, investimenti e visione strategica. Una scelta ponderata, che ha trovato un interlocutore attento e collaborativo nella Presidenza del Consiglio e nel Ministero della Difesa, che hanno seguito passo dopo passo la definizione di entrambi gli accordi, con il coinvolgimento diretto di Giorgia Meloni e Guido Crosetto in primis e delle rispettive strutture.
Un clima di dialogo e cooperazione che, fino a un anno fa, non si poteva affatto dare per scontato. Le tensioni registrate ad inizio 2024 avevano alimentato nei mesi successivi una distanza sistemica. Ma il contesto è radicalmente mutato, anche grazie alla consapevolezza condivisa sull’importanza di garantire una traiettoria di sviluppo sostenibile e strategica per il comparto industriale nazionale in uno scenario competitivo internazionale sempre più complesso e articolato.
In particolare, il passaggio di IDV a Leonardo è stato letto come un ulteriore tassello verso la costruzione di un campione europeo della difesa, obiettivo da tempo sostenuto dal governo Meloni. Un’operazione che ha vissuto momenti di incertezza, soprattutto dopo una prima offerta da parte di Leonardo giudicata non in linea con i valori dell’asset e dei trend di mercato. Solo il dialogo tra azionisti e l’intervento diretto del socio pubblico ha permesso di superare lo stallo e portare l’operazione a buon fine, trovando un punto d’equilibrio soddisfacente per tutte le parti.
Il gruppo di Piazza Montegrappa acquisisce il 100% di IDV con l’obiettivo, da un lato, di tutelarne il modello di business oltre che di integrarlo nel suo sistema di offerta e, dall’altro, di rassicurare lo Stato Maggiore della Difesa su coinvolgimenti (eventualmente successivi) di altri partner industriali come, ad esempio, i tedeschi di Rheinmetall. Ma al di là dei numeri e dei passaggi societari e regolatori obbligati e non scontati, ciò che va registrato è la scelta fatta da Exor. In un momento in cui la tentazione della massimizzazione del ritorno finanziario avrebbe potuto portare verso altri acquirenti (in particolare per Iveco Defence), il gruppo ha preferito puntare su soggetti industriali in grado di garantire la sostenibilità a lungo termine delle aziende che saranno cedute, il loro successo futuro e i punti di forza distintivi, tutelando non solo le priorità degli azionisti ma anche quelle delle rispettive filiere.
Una scelta riscontrata anche da ambienti governativi – e confermata dal comunicato di Palazzo Chigi – che vede in queste operazioni un modello di transizione industriale: selezione rigorosa dei partner, visione strategica comune, e attenzione agli stakeholder più esposti. È anche in questa logica che va letta la scelta di Tata, riconosciuta come il gruppo più affine, per cultura, alla storia di Iveco, oltre che un attore fortemente rappresentativo di una nazione, l’India, con cui l’Italia ha recentemente firmato un piano congiunto per rafforzare la cooperazione economica e industriale. L’accordo con Iveco è tra i primi risultati concreti di questo percorso condiviso.
In definitiva, la doppia operazione IDV-Leonardo e Iveco-Tata non segna solo un passaggio di proprietà. È l’esempio concreto di un dialogo – severo, ma franco e rispettoso – tra industria e istituzioni, tra interessi strategici nazionali e apertura ai mercati internazionali.