Acciaio e geopolitica: cosa si muove dietro l’accordo Italia-Algeria sul DRI

Acciaio e geopolitica: cosa si muove dietro l’accordo Italia-Algeria sul DRI

23 luglio 2025

L’intesa da un miliardo di euro tra Italia e Algeria per la realizzazione di un impianto di DRI (acciaio pre-ridotto) ad Annaba, la cui firma è attesa domani, segna un passo importante nelle relazioni economiche bilaterali e nella strategia energetico-industriale euro-mediterranea. Ma dietro la cornice ufficiale si muovono dinamiche meno lineari.

Il progetto, come riportato da Agenzia Nova e dalla testata algerina TSA Algerie, prevede la costituzione di una joint venture italo-algerina per la produzione di DRI con tecnologia a basse emissioni. È sostenuto dal MIMIT con il possibile impiego di strumenti pubblici di garanzia all’export. In questa cornice si inserisce il pressing del gruppo Duferco, guidato dal leader degli acciaieri italiani Antonio Gozzi, che – secondo fonti qualificate – starebbe cercando di agganciare l’iniziativa ricorrendo a finanziamenti garantiti da SACE. Una manovra che solleva più di una perplessità: il rischio è che risorse pubbliche vengano impegnate per un’operazione che risponde a logiche aziendali specifiche, più che a una visione sistemica per il rafforzamento della filiera nazionale.

Non solo. Sul piano industriale emergono interrogativi sulla reale convenienza del modello proposto: l’Algeria è sì ricca di gas, ma priva di materie prime ferrose. Il ferro dovrebbe quindi essere importato, ridotto nel sito algerino e poi reimmesso nel ciclo produttivo italiano sotto forma di bricchette, perdendo parte del vantaggio termico – e quindi economico – che un impianto DRI localizzato accanto ai forni elettrici garantirebbe. A ciò si aggiunge un elemento non trascurabile: l’instabilità geopolitica dell’area e i rischi legati alla sicurezza degli investimenti nel Paese.

Mentre la diplomazia si appresta a celebrare un’intesa “storica”, la partita vera si gioca sulla coerenza industriale dell’operazione e sulla sua aderenza all’interesse strategico italiano.