Difesa: Recchia, un’”eminenza grigia” che grazie a Guerini ignora cosa sia il conflitto d’interesse

Difesa: Recchia, un’”eminenza grigia” che grazie a Guerini ignora cosa sia il conflitto d’interesse

19 febbraio 2022

Certo, ne ha fatta di strada Pier Fausto Recchia, l’indiscussa “eminenza grigia” di via XX Settembre che si è guadagnato anche il soprannome di “Semaforo” (poi vedremo perché). Da quando, studente di ragioneria al Maffeo Pantaleoni andava a tifare la sua Lazio con gli “ultras” della Curva Nord, non nascondendo le sue simpatie per l’estrema destra. Sì, ne ha fatta parecchia. Ma è stata una strada tutta in discesa, non appena ha capito che, per fare carriera, forse era meglio saltare dall’altra parte della barricata ed arruolarsi nel Pd. Così, laureatosi alla Sapienza in Giurisprudenza e assolti gli obblighi di leva nei Carabinieri, diventa avvocato ed è pronto per il grande salto. Nel 2008 diventa deputato (quota Franceschini), ma non lascia significative tracce di se’ nella legislatura. Però è obbediente e fedele al leader, che difatti -quando viene “trombato” alle politiche del 2013- non lo lascia a terra. Lo affida alla “sua” neo-ministra della Difesa, Roberta Pinotti, pregandola di trovargli un’adeguata sistemazione. Detto, fatto. Recchia diventa amministratore delegato di Difesa Servizi, società “in house” poco conosciuta all’esterno, ma vero e proprio nodo strategico per l’industria militare. E lui, difatti, comincia subito a leccarsi i baffi.
Perché, di cosa si occupa DS? La società colloca sul mercato una serie di beni, servizi e prestazioni varie, che possono essere così riassunte: 1) gestione economica, esclusa la vendita, degli immobili e dei beni patrimoniali; 2) promozione e fatturazione delle attività, dei servizi e delle prestazioni di carattere tecnico, anche connesse all’attività industriale e produttiva del Ministero, per le quali sia stato conferito apposito mandato a soggetti pubblici e privati nazionali.
In buona sostanza, ogni azienda che necessita di avere il supporto dei beni e servizi della Difesa (Demanio Militare) deve firmare una convenzione con Difesa Servizi, che fa da mediatrice tra il privato che necessita del supporto e il Ministero/Forza Armata chiamata in causa. Per la valorizzazione del supporto, il dicastero di via XX Settembre calcola un “costo” per le sue attività (costo e non prezzo, perciò senza profitto) a cui però Difesa Servizi applica una percentuale che sarà poi pagata dall’azienda a convenzione formalizzata. Si tratta di uno schema obbligatorio per tutte le grandi aziende nazionali del comparto difesa che hanno necessita del supporto del Ministero per poter vendere i loro sistemi d’arma all’estero. Due esempi: la Marina Militare addestra i futuri equipaggi delle navi vendute al Qatar e l’Aeronautica fa altrettanto per gli Eurofighter del Kuwait.
Un incarico importante e delicato, ma che per Recchia non è sufficiente. Lui vuole di più, molto di più. Sognava addirittura di poter diventare il primo civile vicesegretario generale della Difesa e della Direzione Nazionale Armamenti, come gli avevano fatto balenare la ministra e Graziano Badoglio con la loro demenziale riforma! E adesso, invece, è sempre lì. Dopo aver dovuto mordere il freno per il cambio Pinotti-Trenta, ecco però che gli si presenta la grande occasione. In via XX Settembre arriva Lorenzo Guerini. Ex-sindaco di Lodi, dove scappa appena può, capo di una delle correnti più importanti del Pd e quindi assorbito da mille altri impegni politici e territoriali, il neo-ministro si vede offrire da Franceschini e Pinotti l’ancora di salvezza: “Affidati a Recchia e non avrai problemi”, gli assicurano il Gatto e la Volpe. Guerini non se lo fa ripetere due volte e approfitta dell’occasione. Recchia diventa, oltre che AD di Difesa Servizi, anche consigliere (a titolo gratuito, eh?)e supercapo segreteria. E’ il “dominus” del gabinetto.
Peccato che ne’ Guerini, ne’ tantomeno il Gatto e la Volpe, si rendano conto del ciclopico “conflitto d’interesse” che hanno messo in piedi. O forse lo sanno benissimo, ma non gliene frega niente, perché tanto -si sa- questa è una questione che può riguardare solo Berlusconi e gli esponenti del centro-destra. Al Pd sono tutti “duri e puri” e comunque una questione del genere non può riguardare anche loro, ci mancherebbe.
Eppure sarebbe bastato studiare bene le competenze di Difesa Servizi, per accorgersi che Recchia non può fare due parti in commedia: dal gabinetto decide quali pratiche (e a quali condizioni) possono andare avanti e da AD firma le convenzioni. Ogni altro commento appare superfluo. Tranne quello sul soprannome: “il semaforo”. Già perché pare che Recchia, oltre a tirarsela quando deve trattare con le aziende della Difesa, decida, appunto a mo’ di semaforo, chi può e chi non è il caso che Guerini incontri. Sia mai che qualche malintenzionato gli riferisca dei suoi comportamenti fedele al principio “forte con i deboli e debole con i forti”.