Elezioni: trionfano Salvini e Di Maio, voto di protesta? No, voto di proposta

Elezioni: trionfano Salvini e Di Maio, voto di protesta? No, voto di proposta

05 marzo 2018

A urne chiuse l’unico risultato certo è il trionfo del M5S di Di Maio e il fatto che il partito del centrodestra che ha preso più voti è la Lega di Matteo Salvini lasciandosi alle spalle Forza Italia di Berlusconi.

Appurato ciò dobbiamo rilevare che, come prevedibile e se le cose rimangono così, questa legge elettorale non è riuscita a dare un governo all’Italia. Bisognerà attendere qualche settimana per vedere se Salvini e Di Maio rimangono sulle loro posizioni di “purismo” che vuole evitare “contaminazioni” politiche oppure se i due vincitori saranno disponibili a un “governo di scopo” per uscire dal pantano dell’instabilità e tentare di conciliare, cosa non difficile, le loro posizioni politiche aggregando anche Fratelli d’Italia con i quali si potrebbe raggiungere il 55% dei seggi per avere una maggioranza parlamentare in grado di sostenere questo governo anomalo ma forse l’unico realizzabile almeno per dare una legge elettorale capace di rispondere alle esigenze della democrazia.

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la posizione di Berlusconi che, ipotizzando una coalizione allargata (non si sa con chi) del centrodestra, sarebbe costretto a fare il numero due del presidente del consiglio Matteo Salvini.

Dubitiamo fortemente che il cavaliere sia disposto a fare il numero due di chiunque così come ci rimane difficile pensare come Salvini possa fare il numero due di Di Maio. In questa situazione è difficile fare previsioni a breve e quindi aspettare l’esatta composizione del Parlamento farà fare la differenza.

Altra cosa che ormai è scontata sono le dichiarazioni assurde che vorrebbero attribuire al voto pro lega e pro cinque stelle una valore di mera “protesta” ovvero un voto populista e non ragionato.

Errore più grande non si può fare ma, da alcune dichiarazioni che ascoltiamo nelle varie maratone ancora in corso dai nostri teleschermi, purtroppo si pensa che gli italiani non siano in grado di esprimere un voto senza lasciarsi andare al cosiddetto “populismo sterile” che non porta a nulla.

Dopo anni di leggi e provvedimenti che hanno massacrato l’economia, reso stabile il precariato nel mondo del lavoro, affossato le imprese con una tassazione asfissiante, resa insicura la quotidianità nelle strade delle nostre città, fatto invadere le nostre vite con un immigrazione clandestina e incontrollata, permettere alla finanza voluta dalla UE di giocare con i risparmi dei correntisti, dopo tutto questo disastro lor signori o meglio la sinistra pensava veramente di poter avere il consenso della gente? Allora di fronte a questo si è pensato ad una legge che non permette, nonostante i risultati elettorali, a nessuna coalizione di poter, da sola, esprimere un governo.

Quindi invece di dare la colpa a questo schifo di “Rosatellum” si preferisce far sentire in colpa gli elettori che si sono affidati al populismo e hanno espresso un voto di protesta senza pensare che i cittadini con questo voto hanno chiesto più sicurezza nelle strade, meno immigrati, più lavoro, meno tasse e soprattutto più onestà da parte dei politici.

Questo sarebbe un voto di protesta? Certamente no, anzi rappresenta un voto di proposta politica che impegna i veri vincitori, Di Maio e Salvini, a trovare una sintesi politica per far uscire l’Italia dalla palude.

In queste ore si parla anche di una deriva dei cinque stelle verso il PD che significherebbe, però, da parte dei pentastellati ritrattare tutte le promesse elettorali che hanno portato Di Maio a gioire questa mattina davanti alle telecamere.

Salvini e Di Maio hanno una responsabilità molto grande nei confronti degli italiani. Di Maio non potrà sbilanciarsi troppo a sinistra per l’incompatibilità progettuale dei due schieramenti e per il fatto che i cinque stelle hanno preso i voti proprio grazie alle politiche scellerate della sinistra.

Stessa cosa vale per Salvini che, però, non può rompere con Berlusconi e Forza Italia ma che non accetterà diktat da Arcore e si dichiara “orgogliosamente populista”.

Noi ancora una volta riteniamo che il termine populista non sia una parolaccia e ricordiamo a questi soloni della democrazia a senso unico che la lingua italiana, spiegata ampiamente dalla fonte culturale più accreditata che è l’Enciclopedia Treccani, ci dice che il termine populista sta ad indicare colui che vuole: “un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate”.

In attesa delle decisioni del Presidente della Repubblica e delle scelte che faranno i “vincitori” di questa tornata elettorale invitiamo tutti a riflettere e muoversi per il bene dei cittadini e non degli interessi politici dei propri partiti.