FI-Quirinale: è Bettini che traccia il solco, ma è Franceschini che lo difende

FI-Quirinale: è Bettini che traccia il solco, ma è Franceschini che lo difende

19 novembre 2020

In molti si chiedevano chi sarebbe stato il nuovo beneficato delle finissime strategie politiche elaborate da Goffredo Bettini, la vera “eminenza grigia” del centrosinistra. Non era sufficiente capire che l’auspicato “recupero” di Forza Italia nell’area della maggioranza (e perfino di Berlusconi leader di nuovo “affidabile”) fosse finalizzato all’inizio delle manovre per il futuro inquilino del Quirinale. Mancava l’identificazione di chi fosse il “suo” candidato.

Oggi, con l’intervista al Sole 24 Ore, Dario Franceschini ha gettato la maschera: in cambio della creazione nientemeno che della “Hollywood europea”, che sarà affidata all’Istituto Luce Cinecittà, Bettini sarà lo stratega della sua scalata al Colle. Già, perché non è certo un mistero che, liberata la poltrona di quella presidenza con la nomina di Maria Pia Ammirati a direttora di Rai Fiction, sarà proprio il “king maker” dei post-comunisti a prenderne il posto.

Ma non per una modesta collocazione da pensionato con relativa modesta sinecura, macché. Franceschini, in una botta di megalomania, ci informa -appunto- che il futuro Istituto Luce Cinecittà dovrà diventare addirittura una Hollywood europea. E per consentirlo, verrà acquistato da Cassa depositi e prestiti un megaterreno adiacente agli attuali studios, che potranno così essere raddoppiati. Nascerà così un “ambito appetitoso” per aziende di spettacolo italiane e straniere. Tutto sotto il cappello di Netflix (dove nel frattempo è arrivata l’ex-direttora di Rai Fiction Tinni Andreatta), destinata per il futuro a rubare mercato al Cavallo Morente di viale Mazzini.

Non male come premio allo stratega Pd. Per cui, se Franceschini non potrà prendere il posto di Conte, sarà automaticamente in rampa di lancio per il Quirinale. Controllando i gruppi parlamentari e nella prospettiva di poter allargare l’area di maggioranza verso il “nocciolo duro” di Forza Italia, il ministro della Cultura (sic!) e il suo premiato vate, si sentono già a metà del guado.