
Fincantieri: considerazioni di fine 2025 e auspici per il 2026 per quanto riguarda la gestione Folgiero
1. Pierroberto Folgiero parla di “difesa europea comune” e vagheggia di un “programma di corvette” parimenti europeo. Poi, allo stesso tempo, forza la mano in Italia, usando ex personaggi della Marina per invadere gli spazi di Leonardo nel sistema di combattimento e addirittura nella radaristica. Così facendo, crea una situazione conflittuale insanabile in Orizzonti Sistemi Navali, che sta generando non pochi problemi al cliente finale, cioè la Marina Militare, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo.
2. Tutto questo avviene quando l’ex-Finmeccanica aveva diligentemente lavorato alla razionalizzazione delle competenze, arrivando addirittura a cedere la WASS a Fincantieri e a disinteressarsi degli asset subacquei, proprio in vista di una migliore possibilità di approccio nazionale alla difesa europea comune.
3. Nello stesso campo della subacquea, continuano acquisizioni randomiche di partecipazioni in aziende come Remazel (che costruisce argani) e XTERA (che realizza amplificatori per cavi in fibra ottica). Una strategia nel mondo della subacquea simile alla corsa di un pollo senza testa, che ha l’unico scopo di alimentare una narrazione borsistica e finalizzare i premi stipendiali.
Fortunatamente il nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, pare ben intenzionato a cercare la competenza subacquea dove è disponibile a livello nazionale, e non a rinunciare a tecnologie e assetti solo perché Fincantieri non ne dispone.
4. Peggio ancora si va nei progetti navali, dove la conclamata “Nave Sapiens”, che rappresenterebbe secondo Folgiero il futuro della costruzione navale, altro non è che una romanzata ricostruzione della sensoristica predittiva per anticipare la scoperta di avarie, una tecnologia datata anni ’90.
5. E ancora peggio nello sviluppo del nucleare navale, dove — continuando a concentrarsi solo sulla narrazione borsistica — si cerca di ricreare un impianto nucleare nazionale e adattarlo a una nave tradizionale, finendo così per replicare il datato design delle marine nucleari NATO e sovietica. Invece di pensare a un nuovo requisito che utilizzi i reattori tascabili esistenti e progetti un bilanciamento energetico capace di consentire l’impiego integrale di armi laser.
Ma se si lascia guidare l’azienda a ex ufficiali pensionati da decenni e a ufficiali dell’esercito, non ci si può aspettare molto di meglio. Forse è il caso che sia la Marina Militare a tornare a dettare i requisiti al costruttore di navi, e non che avvenga più il contrario.
6. Guardare in faccia la realtà e non correre dietro a fantasiosi storytelling è un obbligo ineludibile non solo per Fincantieri, ma anche per il suo azionista Cassa Depositi e Prestiti. Non si può gestire una solida realtà industriale come Fincantieri come se fosse una criptovaluta.
Ne vanno di mezzo interessi occupazionali, economici e di sicurezza nazionale ed europea.


