Fincantieri, ecco il retroscena del fallito Programma Constellation: Folgiero eviti di chiamare in causa Bono

Fincantieri, ecco il retroscena del fallito Programma Constellation: Folgiero eviti di chiamare in causa Bono

15 dicembre 2025

Pierroberto Folgiero si è parecchio seccato per la Sassata sull’Affaire Constellation. Peccato, perché così fa due fatiche: una a seccarsi e un’altra a farsela passare. Perché l’Affaire Constellation è molto (ma molto) più inquietante per Fincantieri di quanto Sassate abbia già scritto…

Perché la crisi del “programma Constellation” non è esplosa all’improvviso: era nota, documentata e certificata già nel giugno 2024 da un rapporto del GAO, la Corte dei Conti statunitense. Chi oggi finge sorpresa mente sapendo di mentire. Quel rapporto parlava chiaro: progetto instabile, disegni incompleti, costruzione avviata prima della maturità tecnica minima, tempi di consegna compromessi. Una catena di errori che non può essere scaricata interamente sulla US Navy, come Fincantieri ha provato a fare con una campagna mediatica tanto costosa quanto inutile.

Negli Stati Uniti l’impressione, ormai esplicita, è che Fincantieri abbia giocato una partita ambigua: più interessata alle penali di una cancellazione che all’esecuzione, per quanto complessa, del contratto. Per oltre un anno Washington ha cercato una soluzione, trovando dall’altra parte un muro di gomma fatto di incapacità tecnica, scarsa volontà negoziale e comunicazione tossica. Risorse che avrebbero potuto rafforzare lo staff ingegneristico sono state invece bruciate in relazioni pubbliche, consulenti d’immagine e corti personali costruite attorno al CEO.

Il nodo vero è qui: Fincantieri non ha investito sulla tecnica. Ha investito sull’apparenza. Il risultato è stato un disastro industriale mascherato da contenzioso politico. Le FREMM, prodotto maturo e pensato per esigenze europee, sono state forzate in uno schema operativo americano che richiede margini di crescita, standard di sicurezza e materiali radicalmente diversi. L’adattamento è stato improvvisato, sottovalutato e infine pagato in ritardi, sovrappesi e perdita di credibilità.

Il tentativo di ribaltare la responsabilità sulla US Navy – arrivando persino a campagne denigratorie – ha segnato il punto di non ritorno. Nei rapporti con gli anglosassoni, e in particolare con la US Navy, la furbizia non paga. Anzi, si paga carissima. Il bilancio è devastante: un programma da 24 navi ridotto a due unità anomale, un danno reputazionale che travalica gli Stati Uniti e un sistema Paese che si ritrova a coprire, ancora una volta, errori manageriali spacciati per “contingenze geopolitiche”. O addirittura cercando di scaricare ogni responsabilità sul fatto che il contratto era stato curato e portato a conclusione da Bono, cioè dal CEO precedente.

Fincantieri doveva essere un asset strategico. Ha scelto di diventare un problema strategico. E ora il conto arriva, puntuale.