
IDV: operazione con Leonardo e Tata senza regia comunicativa; vuoto di leadership al vertice?
C’è un paradosso evidente: a fronte di una governance politico-industriale robusta, la comunicazione aziendale di IDV (Iveco Defence Vehicles) appare sostanzialmente inesistente; o, nei pochi momenti in cui si manifesta, confusa ed inefficace.
Negli ultimi tre anni la funzione comunicazione, affidata a una figura/struttura priva di reale peso interno, non ha mai mostrato una linea chiara. Non si è visto un piano strutturato, non si è percepito un posizionamento coerente, non si è costruita una narrativa capace di spiegare cosa stava accadendo, perché e con quali prospettive.
In una fase così delicata, questo equivale a lasciare un’operazione strategica senza regia comunicativa. Il risultato è un’immagine esterna sfocata, indecisa, ben lontana dal valore industriale e tecnologico effettivo di IDV.
Qui si apre un ulteriore tema, tutt’altro che secondario: non è affatto chiaro, dall’esterno, chi sia davvero il responsabile ultimo di questa situazione.
La figura che formalmente guida la comunicazione non appare dotata dell’autorevolezza e del mandato necessari per impostare una strategia all’altezza della posta in gioco. Ancora meno chiaro è sotto quale linea gerarchica ricada questa funzione: risponde direttamente al vertice aziendale? Alla direzione commerciale? A qualche struttura intermedia?
Se, come viene riferito, la comunicazione dovesse di fatto dipendere dalla direzione commerciale, guidata da Nazario Bianchini, sarebbe legittimo chiedersi se non si tratti di un evidente errore di disegno organizzativo. La comunicazione di un’azienda della difesa impegnata in un’operazione di questo calibro non può essere una “appendice” commerciale: è una leva strategica che deve dialogare direttamente con il top management e con gli stakeholder istituzionali.
In assenza di trasparenza sull’assetto interno, ciò che resta, per chi osserva dall’esterno, è solo la percezione di un vuoto di responsabilità: non si capisce chi decida, chi controlli, chi risponda dei ritardi e delle mancate scelte comunicative.
In questo quadro entra in gioco, inevitabilmente, anche la figura dell’amministratore delegato, Claudio Catalano. È plausibile che, concentrato sui dossier industriali, sulle trattative con Leonardo, Tata ed Exor e sui delicati equilibri con il Governo, Catalano non abbia piena percezione della profondità di queste carenze interne.
Ma, proprio perché all’esterno tali debolezze sono ormai visibili e commentate, diventa difficile considerarle un dettaglio marginale. La responsabilità ultima dell’organizzazione, anche comunicativa, ricade comunque sul vertice. Ignorare il problema significherebbe sottovalutare un fattore che può incidere sulla reputazione dell’azienda in una fase decisiva della sua storia.
La lezione di questa vicenda è chiara: una grande operazione industriale senza una comunicazione all’altezza è un’operazione monca.
Per IDV e per il gruppo che la controlla, ciò implica una scelta non più rinviabile: bisogna dare un taglio netto con l’attuale gestione della comunicazione, che si è dimostrata inadeguata per ruolo, struttura e risultati, con una definizione di strategia a medio-lungo periodo che accompagni l’integrazione in Leonardo e il nuovo assetto azionario del gruppo sotto Tata Motors.
Non si tratta di un vezzo formale, ma di una necessità industriale e politica. Un’azienda che opera nella difesa e che è al centro di uno dei più rilevanti riassetti italiani non può permettersi di “scomparire” dal dibattito pubblico o di parlare con voce incerta.
Se Exor, il Governo, Leonardo e Tata hanno mostrato una visione strategica forte, è arrivato il momento che anche la comunicazione di IDV sia portata allo stesso livello, con persone, strutture e processi adeguati. Solo così sarà possibile proteggere davvero il valore dell’azienda e, con essa, quello dell’intero comparto industriale italiano.
LA SASSATA

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