Giuseppe Conte, da Presidente di garanzia a presidente di parte (anzi, partigiano)
Sono passati 14 mesi dalla nascita del governo giallo-verde, 14 mesi da quel giorno in cui si affacciò timidamente alla ribalta l’avvocato Giuseppe Conte che nessuno conosceva e che si presentava come “l’avvocato del popolo” declinando il termine populista come “colui che ascolta il popolo” e, quindi, l’avvocato Conte si autoproclamava difensore e ascoltatore del popolo.
Ma ormai questi 14 mesi sembrano un’eternità dopo quello che è successo, dalla sfiducia, poi ritirata, di Salvini al Presidente Conte all’arringa autodifensiva dello stesso Conte in Senato del 20 agosto.
Premesso che il leader della Lega Matteo Salvini farebbe bene a spiegare come si fa a sfiduciare un Presidente del Consiglio e allo stesso tempo a non ritirare i ministri leghisti dal governo (di cui non ti fidi più), come si fa inoltre a non pensare che quella mossa è stato un assist a favore di una sinistra anti-salviniana che non aspettava altro che l’occasione per uscire dall’angolo in cui era stata messa dal voto popolare.
Premesso ciò, le dichiarazioni di Conte davanti al Senato, tutte incentrate a rispondere non tanto ad una logica di rapporti politici quanto ad un risentimento personale nei confronti di Salvini, avrebbero potuto essere “comprensibili” se, dopo la plateale dichiarazione delle dimissioni da Presidente del Consiglio, l’avvocato Conte si fosse recato dal Presidente della Repubblica informandolo che sarebbe tornato a fare il professore universitario a Firenze auspicando un ritorno alle urne.
Questo non è avvenuto anzi i pentastellati, per la paura di tornare alle loro disoccupazioni, e i dirigenti del PD, per riprendersi il potere che gli italiani gli avevano tolto, hanno deciso di tentare di dar vita ad una maggioranza giallo-rossa e, dopo le solite sceneggiate di rito, sembrerebbero puntare sul nome di Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio.
L’ignaro cittadino dirà che in fondo l’avvocato Conte occuperebbe la poltrona di Palazzo Chigi per fare ancora il garante dell’accordo tra M5S e PD mentre non è così perché questa volta il Professor Conte sarebbe, per volontà del capo dei cinque stelle Di Maio, l’espressione diretta del partito di maggioranza relativa in parlamento ovvero dei grillini.
Ecco la differenza con cui si presenta Giuseppe Conte, da avvocato di “tutti” gli italiani a rappresentante di una sola parte, quella del M5S. Se è vero, come disse Otto von Bismarck, che “la politica è l’arte del possibile” il professor Conte ci spieghi come sarà possibile sedersi al tavolo del Consiglio dei Ministri con coloro che lo hanno denigrato su un presunto suo curriculum, sedersi accanto con chi lo ha definito, in modo dispregiativo, un populista, sedersi con coloro che hanno sempre criticato ogni provvedimento governativo che portava la sua firma, dal decreto dignità al decreto sicurezza, da quota 100 al reddito di cittadinanza e che chiedono allo stesso Conte di rinnegare tutto.
Caro professor Conte – questa volta Le do del “lei” nonostante la nostra ventennale conoscenza – perché vuol rovinare la Sua immagine rimangiandosi tutto quello per cui gli italiani Lo hanno apprezzato? Perché da Presidente di garanzia è diventato Presidente di parte anzi partigiano, laddove il nemico da combattere è Matteo Salvini? Perché da “avvocato del popolo” quale si era dichiarato ora non chiede le elezioni rispettando proprio quel popolo che lei ha detto di voler difendere ma che in queste ore Lei si rifiuta di ascoltare?
Si faccia qualche domanda illustre professore e faccia una scelta coerente altrimenti tutto quello che ha detto e fatto, il modo accattivante con il quale si è presentato agli italiani, conquistandone la fiducia in quanto presidente “super partes”, rischia e forse è la prova provata che Lei presidente (e il M5S di cui Lei ormai è espressione) è come “tutti gli altri” e si è fatto risucchiare da quel sistema che Lei e il Suo partito avevate detto di voler combattere in nome di quella formula antisistema che ha dato la maggioranza dei voti a M5S e Lega nelle elezioni del 4 marzo e che ha “costretto” i due partiti a firmare un contratto che non è servito a nulla.
Presidente Conte non riesco a pensare come un uomo come Lei possa passare dalla Lega al PD con questa disinvoltura. Sono in molti gli italiani che in queste ore, vedendo lo squallido balletto dei nomi e delle poltrone che si sta consumando in nome di una partigianeria anti-salviniana, se lo chiedono.
Abbia uno scatto di dignità e di orgoglio e rinunci a fare da paravento a chi nel PD vuole solo rientrare dalla finestra dopo essere stato cacciato dalla porta e chi, come gli uomini del M5S, sanno che andranno incontro ad una debacle elettorale.
Se proprio vuole fare il grillino abbia il coraggio di mettersi alla testa dei pentastellati e li faccia ricominciare da dove sono partiti essendosi, in questi 14 mesi, però persi per strada e facendo deviare anche un uomo come Lei che era conosciuto e apprezzato per la Sua coerenza.
Professor Conte Lei così rischia di perdere la faccia… ma forse a Lei interessa di più non perdere la poltrona.