Sciur presidente Grasso da li beli braghi bianchi fora li palanchi
“Presidente Grasso fora li palanchi!” A sinistra ferve il dibattito. Se l’attuale presidente del Senato debba o meno versare le quote per il partito democratico da cinque anni a oggi, cioè dal giorno della sua elezione allo scioglimento delle camere.
Ieri è sceso in campo Emanuele Macaluso, un pezzo da novanta della storia della sinistra italiana, ricordandogli, sul “Dubbio”, come Nilde Iotti e Pietro Ingrao, suoi colleghi che presiedettero per anni Montecitorio, “non solo pagavano, ma pagavano più degli altri avendo diritto all’indennità di presidenza che dà diritto a molti soldi in più.”
Tutto perché Pietro Grasso il giorno prima su “Repubblica”, rispondendo per le rime al tesoriere del Pd Francesco Bonifazi che lo invitava a versare quei soldi anche per “alleviare la vita dei molti cassintegrati del partito”, contestava di avere questo onere in quanto una volta eletto presidente diventava automaticamente super partes.
Un’argomentazione un po’ a doppio taglio visto il casino che nelle ultime settimane ha creato a sinistra proprio Grasso con la autocandidatura a leader degli scissionisti del Pd.
Ma sul piatto la questione non appare squisitamente né esclusivamente politica. Non sembrano infatti esistere più gli idealisti da “sol dell’avvenire”. Anche a sinistra “più dell’onor”, alla fine, “potrà il digiuno”.
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