Guardia Costiera: con l’aumento dei salvataggi, è doveroso aumentare le “sedi disagiate”
Aumentano esponezialmente i salvataggi di migranti da parte delle Capitanerie di Porto e della Guardia di Finanza. E con l’arrivo della primavera e dell’estate, saranno sempre di più. Gli equipaggi messi in mare, invece, sono sempre gli stessi. Uomini stressati che rischiano ogni giorno le loro vite per quattro soldi. Spesso -è questo è il punto da affrontare rapidamente- senza neppure vedersi riconosciuta quell’indennità per operare in una sede diventata ormai “disagiata”; come Lampedusa e le poche altre già riconosciute come tali.
Il caso più eclatante è quello della Puglia. Nel 2021, nei porti di Leuca, Gallipoli e Otranto, sono stati soccorsi in quasi 3.000. E tra questi punti di approdo, Santa Maria di Leuca rappresenta un’assoluta vergogna. Lì, i “salvatori” della Guardia Costiera vivono (e operano) in condizioni peggiori di quelle dei carcerati. Perché d’inverno non esiste alcun tipo di trasporto pubblico e la stazione ferroviaria più vicina è distante 6 km. L’ospedale è addirittura a 20 km, perché quello più vicino (Gagliano) è stato chiuso. Nei mesi invernali è aperto un solo negozio di alimentari e l’unico bar è spesso chiuso. Per non parlare dello stato fatiscente dei luoghi di lavoro, dove umido e muffa la fanno da padrone. Eppure, tutto questo non è considerato sufficiente per far riconoscere a Santa Maria di Leuca lo status di “sede disagiata”.
Ammiraglio Carlone, Contrammiraglio Aulicino, non sarà arrivato il momento di intervenire?