La “ricetta Calenda” (e del Pd) in controtendenza con l’Europa: mungere le partecipate

La “ricetta Calenda” (e del Pd) in controtendenza con l’Europa: mungere le partecipate

18 novembre 2025

Calenda torna all’attacco delle partecipate, come se il problema dell’energia in Italia fossero i margini di Terna o Snam o Enel. Una fissazione personale più che una proposta politica.

E mentre lui invoca tagli punitivi, l’Europa fa l’esatto contrario: la Spagna, proprio in queste ore, ha comunicato al Consejo de Estado che serve aumentare la remunerazione delle reti per sostenere decarbonizzazione ed elettrificazione.

Altro che scure sulle società regolamentate: Madrid critica perfino l’idea di scaricare troppo rischio sulla domanda futura, perché scoraggia gli investimenti.

È la linea che Germania e Francia seguono da tempo. L’unico Paese rimasto intrappolato nella retorica dei “profitti eccessivi” è il nostro, grazie alla crociata ideologica di Calenda e dei suoi consulenti da prima repubblica.

Il paradosso è che il resto d’Europa si sta allineando, semmai, al modello italiano: remunerazioni stabili, certezza regolatoria, investimenti garantiti. E mentre Madrid apre alla revisione al rialzo, Calenda sogna di riportare l’Italia agli anni in cui si pensava che abbassare i ritorni regolati facesse scendere le bollette. Non è mai successo. E non succederà ora. Senza margini adeguati, le reti non si potenziano, la transizione rallenta, i costi finali aumentano: lo sanno tutti, tranne chi ha bisogno di un nemico da agitare.

A rendere il tutto più grottesco c’è la perfetta sintonia tra questa ossessione anti-partecipate e la proposta del PD dell’ultimo weekend: coinvolgere le società pubbliche nel salvataggio dell’ex Ilva. Prima le si delegittima, poi le si usa come bancomat politico. Uno schema antico, che si ripete. Ed ecco spiegato perché serve dipingerle come “speculatrici”: così si giustifica il loro saccheggio.

Calenda si presenta come il campione del rigore, ma finisce per fare da sponda alle manovre più deteriori della sinistra nostalgica. La Spagna chiede più remunerazione per investire nella rete del futuro, mentre in Italia c’è chi vuole tornare ai processi pubblici alle società quotate. E tutto per un po’ di visibilità editoriale. La verità è che la transizione richiede stabilità, capitali e ritorni adeguati, non vendette personali travestite da riforme.