La “Summer school” antimafia a pagamento

La “Summer school” antimafia a pagamento

25 giugno 2018

Poi non si dovrebbero lamentare se qualcuno li definisse “professionisti dell’antimafia”. Visto che organizzano i corsi a tema, anzi le “summer school” (dal 2 al 6 luglio), ovviamente a pagamento. Ideona che parte congiunta dal presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e  dal sindacato dei giornalisti più importante d’Italia, l’Associazione stampa romana, cioè la diramazione territoriale della Fnsi con più iscritti. Anche se sono sempre di meno anno dopo anno, per il semplice motivo che il mestiere di giornalista in Italia sembra sul punto di defungere senza che nessuno lo rimpianga.

E per l’altra non  trascurabile circostanza che buona parte dei vertici del sindacato unitario negli ultimi 20 anni lo hanno quasi sempre utilizzato più per promuovere se stessi che per difendere l’occupazione. Che ormai non esiste  praticamente più. Già si era parlato della discutibile prassi dei corsi di formazione a pagamento sui nuovi social, come se l’utilizzo di questi (che consiste nello smanettamento da tossicodipendente della tastiera del pc tipico dei cosiddetti millennial) portasse a nuovi posti di lavoro. Ma adesso persino della “summer school antimafia” occorre occuparsi.

Anche perché la Asr e la Regione Lazio mandano i comunicati in  giro per promuoverla come se fosse una grande trovata. Analizziamo quindi i partecipanti, tra i “docenti”, e i costi – modici –  che vanno da un minimo di 35 euro a un massimo di 50, numero chiuso per 80 studenti, per cinque giorni di indottrinamento intensivo. Ecco, ad esempio, il programma del primo giorno, il due luglio prossimo: la mattina si inizia con lezione sull’infiltrazione mafiosa a Roma e nel Lazio. Introdurranno Giampiero Cioffredi presidente dell’osservatorio per la legalità del Lazio, Rodolfo Lena, presidente della Commissione consiliare- Affari Costituzionali e lotta alla criminalità e anti mafia e lo storico Enzo Ciconte, autore di una sorta di atlante delle mafie che è reperibile su Amazon a poco più di due euro. Poi parleranno un consulente della vecchia commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi, tale Edoardo Levantini, e una giornalista, Norma Ferrara.

E ci renderanno edotti dell’evoluzione delle mafie nel Lazio. Ci si attende tutte narrazioni suggestive e ispirate su fenomeni stranoti, a volte sotto valutati e più spesso sopravvalutati, con narrazioni da Saviano in sedicesimo. Chiuderà la kermesse mattutina del 2 luglio la lezione su “Le mafie nel basso Lazio – Clan, società locale e rappresentazioni pubbliche”. A cura di un professore dell’Università di Torino, Vittorio Martone. Va evidenziato che tutte queste tematiche basta leggersele nella relazione conclusiva della Antimafia della Bindi per trovarle sicuramente molto più approfondite e documentate, ma tant’è. Nel pomeriggio si passa alle “cose serie”:  dalle 14 alle 16 “Le mafie di Roma”, a cura del procuratore capo  Giuseppe Pignatone  che in fondo è quello che molti ritengono   averle scoperte .. anche se poi in primo grado le sue teorie da questo punto di vista non hanno avuto fortuna. Poi dalle  16.15 alle  17.30 un mini seminario dal titolo

“’Ndrangheta a Roma: ieri e oggi”, a cura di  Enzo Ciconte  e del giornalista Giovanni Tizian . Passando al tre luglio il leit motiv si sposterà su “informazione e beni confiscati”. Ma dal programma non sembra che si parlerà del caso Saguto (e dintorni), tuttora sub iudice. Infatti la scaletta prevede una lezione di buon mattino su “La rappresentazione delle mafie” di  Marcello Ravveduto (Universita di Salemo). Cui seguirà una tavola rotonda intitolata “Come fare informazione” a cura di tre giornalisti: Fabrizio Feo, Attilio Bolzoni e Paolo Barbieri, quest’ultimo del direttivo di Stampa romana. Inutile illudersi che si parli dell’informativa sui rapporti a dir poco discutibili tra l’ex capo della Confindustria di Palermo Vincenzo Montante e quasi tutti i più importanti giornalisti italiani che si sono occupati di mafia e anti mafia negli ultimi 20 anni. Nel pomeriggio due altri dibattiti: alle 15 “Beni confiscati: un focus sulla legislazione” a cura di  Tatiana Giannone (Libera – Settore Beni confiscati) e Ilaria Merenda (Universita Roma Tre). Segue dalle 16 alle 18 “I beni confiscati a Roma: esempi e buone pratiche” – c’è da nutrire curiosità su quali esse possano mai essere viste le polemiche in corso un po’ su tutto il territorio nazionale e non solo a Palermo , ndr – a cura di Guglielmo Muntoni, Presidente Tribunale delle Misure di Prevenzione di Roma e di  Ilia Bartolomucci (amministratore giudiziario). Andando a riassumere il 4 luglio, si parlerà di mattina del caso Ostia, altro topos da telegiornale regionale di ora di pranzo, e, il pomeriggio, del contrasto militare alla mafia, con ospiti d’onori un bel po’ di alti ufficiali della Dia, del Gico, della polizia di stato. Segue nuovo dibattito sul ruolo delle istituzioni sempre officiato dal responsabile dell’Osservatorio legalità della Regione Lazio. Il 5 luglio, la mattina, l’aggiunto procuratore di Roma Michele Prestipino analizzerà il consenso sociale della mafia e a seguire un ufficiale della Finanza spiegherà gli effetti economici della mafia. Chiuderà la prima parte della giornata un seminario su agromafie e caporalato in provincia di Latina. Con la lezione sulla  “lotta per i diritti del lavoro dei braccianti indiani”, tenuta da Marco Omizzolo dell’Università di Cassino. Si tratta dei noti sikh, sfruttati per lo più dai loro stessi correligionari. Dopo pranzo si parlerà di “economie criminali”, con Isaia Sales. Mentre da non perdere nel pomeriggio di quello stesso 5 luglio una lezione di Nando Dalla Chiesa, Università degli studi di Milano, su  “Modelli di insediamento delle organizzazioni mafiose”.

Il sei luglio chiuderà – trionfalmente –  i lavori con le proprie “considerazioni conclusive” Rosy Bindi. Seguirà una chiosa del solito Enzo Ciconte. Nel pomeriggio la consegna degli attestati a chi ha partecipato a pagamento a questo tour de force da veri professionisti dell’antimafia. Con il buon Sciascia che se potesse vedere cosa succede oggi, e paragonarlo a quel che lui denunciava più di trenta anni or sono, si rivolterebbe probabilmente nella tomba.