L’Accademia Mauriziana degli inganni per VIP: finto aristocratico il “duca” Mechi, finta la beneficenza, veri solo i soldi spariti, i debiti e i “festini gay”
Cosa hanno in comune l’ex-ministro Gennaro Sangiuliano (che peraltro nega qualsiasi coinvolgimento), il conduttore Rai Francesco Giorgino, la vedova del banchiere Ennio Doris (Mediolanum), Lina Tombolato, il compianto generale e presidente di Fincantieri Claudio Graziano, il presidente della FIDAL Stefano Mei, il primario di chirurgia del San Filippo Neri, a Roma, Giuseppe Scopelliti, il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Pontificio Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, il cardinale Angelo Comastri e molti altri vip? La risposta è curiosa: una statuetta di San Maurizio a cavallo che hanno ricevuto in premio da un sedicente duca, Fabrizio Mechi, sicuramente ignari del fatto che quel simbolo di appartenenza coinvolge il loro nome non tanto in un contesto di beneficenza, ma in un giro di dubbia moralità, debiti e truffe.
La missione della Accademia Internazionale Mauriziana, sulla carta, è infatti quella di studiare il dialogo interreligioso come strumento di pace tra i popoli e promuovere opere benefiche. Si sa però che la via dell’inferno è lastricata da buone intenzioni. Scimmiottando le insegne e i rituali dell’ordine dinastico savoiardo, la Accademia Mauriziana ha tentato di ammantarsi di una parvenza di autorevolezza.
Emanuele Filiberto di Savoia ha diffidato l’accademia Mauriziana dal generare equivoci sul suo inesistente collegamento con l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. L’Accademia Mauriziana è in realtà una associazione che non ha neanche una sede vera, ma è semplicemente registrata e parcheggiata nello studio di un notaio romano ora in pensione. Uno strumento quindi per raccogliere ingenti somme di denaro tra quote di iscrizione – mille euro ogni anno più 250 euro per il titolo di accademico benemerito, mille euro più 500 euro per il titolo di Accademico d’onore, mille euro più 750 euro per il titolo di Senatore Accademico, mille euro più altri mille per il titolo di Senatore Accademico di classe aurata.
Ma qual è la vera destinazione di questo giro di denaro? Provvedere al sostentamento materiale del faccendiere Fabrizio Mechi, autoproclamatosi “duca di Pontassieve”. Come mai si è potuto proteggere per anni un soggetto così sputtanato? Si sa che lo spirito è forte ma la carne è debole. Altro paradosso: la Accademia Mauriziana ha accumulato ingenti debiti con le strutture ove tiene le sue periodiche cerimonie. Attratti dalle insegne cavalleresche verde brillante che sembrano quelle di Casa Savoia, alla poco nobile corte di Fabrizio Mechi sono approdati numerosi truffatori e faccendieri, ma anche persone di grande standing. Ma la caparbietà e la fantasia del finto duca Mechi superano persino le porte in faccia e arrivano addirittura a ideare una bella università popolare di matrice Mauriziana.
La vera domanda che si pone è la seguente: ma questi alti ranghi delle gerarchie ecclesiastiche, questi illustri funzionari di Stato, tutti questi professionisti e imprenditori di successo, ignari del raggiro, continueranno a foraggiarlo e a proteggerlo come se nulla fosse?
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