Leonardo, addio ai sogni di gloria di Profumo: il fondo KKR ha liquidato l’investimento in Hensoldt

Non solo il D’Alemagate; non solo l’inchiesta-bis su MPS nelle mani del gip di Milano, Guido Salvini: davanti ad Alessandro Profumo, si è aperto il baratro Hensoldt. Perché proprio ieri -e non è stato un “pesce d’aprile”- il fondo KKR ha finito di liquidare il residuo 8,8 % del colosso tedesco nella sistemistica elettronica della difesa, lasciando Leonardo con un palmo di naso a leccarsi le ferite di un investimento demenziale. Roba da Corte dei Conti per evidente danno erariale, visto l’ex-Finmeccanica è controllata dal MEF e che quel denaro sperperato e’ dei contribuenti.

Per “Arrogance” è l’addio ai sogni di gloria e ai castelli (tedeschi) in aria, come nella canzone del 1957 (curiosamente proprio l’anno di nascita dell’AD) che ora farebbe bene a riascoltare. Scegliendo su Google la versione di Giuseppe Di Stefano, Claudio Villa o Luciano Pavarotti.
Ricapitoliamo questo strabiliante investimento (a perdere) del grande “finanziere etico” tanto caro al Pd.

Ad aprile 2021, Leonardo annuncia trionfalmente l’acquisto del 25% di Hensoldt per 606 milioni di euro. Quindi, valutando ciascuna azione 23 euro, a fronte di un valore reale di mercato di appena 15. E il titolo dell’ex-Finmeccanica crolla, dal momento che il target degli analisti globali non andava oltre i 17.
Non basta. Intesa San Paolo comunica di voler andare a fondo nella faccenda, ponendo sotto revisione il rating di Leonardo, considerando l’accordo chiuso a caro prezzo e ben al di sopra di una corretta valutazione di Hensoldt.

L’azienda di piazza Montegrappa se ne infischia e ribatte che l’aver strapagato quel 25% del colosso tedesco è giustificato dal fatto di poterne acquisire in futuro addirittura il 40%, assicurandosi così il controllo di un asset strategico tedesco a livello internazionale. E forse in questa “mania di grandezza” sbandierata da Profumo, non è estranea la curiosa presenza come “senior advisor”in KKR, dal 2019, di Diego Piacentini. Già sistemato dal premier Paolo Gentiloni (come si vede, tutti personaggi legati a doppio filo col Pd) alla guida dell’Agenda Digitale.

Così, all’inizio di quest’anno, quando il valore dell’azione Hensoldt è sceso a 12 euro, Leonardo paga i 606 milioni di euro pattuiti e registra una perdita secca di 300.
Nel frattempo, il governo tedesco continua a tenere ben acceso un faro sulla vicenda, rendendosi conto che non è stato messo a punto un valido piano industriale e che i guai giudiziari di Profumo non promettono bene (soprattutto in un paese dove la ministra Franziska Giffey si è dovuta dimettere per aver copiato la tesi di laurea). Si allungano i tempi per la definizione dell’accordo di “security” tra l’esecutivo e Leonardo, per iniziare a lavorare con Hensoldt e la situazione precipita. Anche Piacentini si è nel frattempo rifugiato in Exor e a marzo KKR comincia la smobilitazione.

Prima vendendo il 10% (a 21 euro quando le azioni ne velevano 25) e ora il residuo 8,8 (a 24,50).
E per Leonardo finiscono i sogni di gloria.
Per “Arrogance”, chissà…

Commenti

  1. Dovresti spiegare perché l’uscita di un partner finanziario e non industriale in questo contesto (ie con una partecipazione dello stato significativa, l’arrivo di un nuovo player industriale Leonardo) non sia una normale manovra di disinvestimento di un fondo come KKR. E quindi negativo per Leonardo.

  2. Anche io ritengo questa acquisizione non gestita benissimo, tuttavia registro che oggi il titolo di Hensoldt vale più di 25 € (come peraltro emerge dall’articolo quando ci si riferisce alla vendita delle quote di KKR). Quindi, ad oggi, l’investimento di Leonardo risulterebbe in attivo e per correttezza l’autore dell’articolo dovrebbe dirlo invece che sottolineare unicamente che, ad un certo punto, l’investimento era in perdita per 300 M€…

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Ultimi Articoli

Rimani in contatto

1,253FansLike
1,323FollowersFollow
2,571SubscribersSubscribe

Ultimi Articoli