Leonardo, addio ai sogni di gloria di Profumo: il fondo KKR ha liquidato l’investimento in Hensoldt

Leonardo, addio ai sogni di gloria di Profumo: il fondo KKR ha liquidato l’investimento in Hensoldt

02 aprile 2022

Non solo il D’Alemagate; non solo l’inchiesta-bis su MPS nelle mani del gip di Milano, Guido Salvini: davanti ad Alessandro Profumo, si è aperto il baratro Hensoldt. Perché proprio ieri -e non è stato un “pesce d’aprile”- il fondo KKR ha finito di liquidare il residuo 8,8 % del colosso tedesco nella sistemistica elettronica della difesa, lasciando Leonardo con un palmo di naso a leccarsi le ferite di un investimento demenziale. Roba da Corte dei Conti per evidente danno erariale, visto l’ex-Finmeccanica è controllata dal MEF e che quel denaro sperperato e’ dei contribuenti.

Per “Arrogance” è l’addio ai sogni di gloria e ai castelli (tedeschi) in aria, come nella canzone del 1957 (curiosamente proprio l’anno di nascita dell’AD) che ora farebbe bene a riascoltare. Scegliendo su Google la versione di Giuseppe Di Stefano, Claudio Villa o Luciano Pavarotti.
Ricapitoliamo questo strabiliante investimento (a perdere) del grande “finanziere etico” tanto caro al Pd.

Ad aprile 2021, Leonardo annuncia trionfalmente l’acquisto del 25% di Hensoldt per 606 milioni di euro. Quindi, valutando ciascuna azione 23 euro, a fronte di un valore reale di mercato di appena 15. E il titolo dell’ex-Finmeccanica crolla, dal momento che il target degli analisti globali non andava oltre i 17.
Non basta. Intesa San Paolo comunica di voler andare a fondo nella faccenda, ponendo sotto revisione il rating di Leonardo, considerando l’accordo chiuso a caro prezzo e ben al di sopra di una corretta valutazione di Hensoldt.

L’azienda di piazza Montegrappa se ne infischia e ribatte che l’aver strapagato quel 25% del colosso tedesco è giustificato dal fatto di poterne acquisire in futuro addirittura il 40%, assicurandosi così il controllo di un asset strategico tedesco a livello internazionale. E forse in questa “mania di grandezza” sbandierata da Profumo, non è estranea la curiosa presenza come “senior advisor”in KKR, dal 2019, di Diego Piacentini. Già sistemato dal premier Paolo Gentiloni (come si vede, tutti personaggi legati a doppio filo col Pd) alla guida dell’Agenda Digitale.

Così, all’inizio di quest’anno, quando il valore dell’azione Hensoldt è sceso a 12 euro, Leonardo paga i 606 milioni di euro pattuiti e registra una perdita secca di 300.
Nel frattempo, il governo tedesco continua a tenere ben acceso un faro sulla vicenda, rendendosi conto che non è stato messo a punto un valido piano industriale e che i guai giudiziari di Profumo non promettono bene (soprattutto in un paese dove la ministra Franziska Giffey si è dovuta dimettere per aver copiato la tesi di laurea). Si allungano i tempi per la definizione dell’accordo di “security” tra l’esecutivo e Leonardo, per iniziare a lavorare con Hensoldt e la situazione precipita. Anche Piacentini si è nel frattempo rifugiato in Exor e a marzo KKR comincia la smobilitazione.

Prima vendendo il 10% (a 21 euro quando le azioni ne velevano 25) e ora il residuo 8,8 (a 24,50).
E per Leonardo finiscono i sogni di gloria.
Per “Arrogance”, chissà…