
Leonardo e le fiere internazionali; milioni sempre alle stesse due aziende: Ingegno e WES. Ma in piazza Montegrappa sanno cos’è la concorrenza?
Leonardo, uno dei maggiori gruppi industriali italiani nel settore difesa, aerospazio e sicurezza, sta vivendo un momento particolarmente positivo. Fatturati in crescita, una presenza globale consolidata e commesse importanti in tutto il mondo confermano la solidità dell’azienda.
Tuttavia, proprio perché partecipata pubblica e dunque in parte alimentata da risorse dello Stato, Leonardo ha – o dovrebbe avere – una responsabilità ancora maggiore nella gestione trasparente ed efficiente delle proprie spese, anche di quelle che a prima vista possono sembrare secondarie, ma che nel complesso pesano sul bilancio.
Un esempio? Le Fiere internazionali. Leonardo partecipa ogni anno a decine di appuntamenti in tutto il mondo – dagli airshow in Medio Oriente ai saloni della difesa in Europa e in Asia – con una spesa che si aggira attorno ai 6-7 milioni di euro l’anno. Un investimento coerente con il profilo globale dell’azienda. Il punto critico, però, non è la spesa in sé, ma il modo in cui viene gestita.
Secondo fonti interne e conferme incrociate, da anni i servizi legati all’allestimento degli spazi espositivi, alla logistica e all’organizzazione fieristica vengono assegnati sempre alle stesse due aziende italiane: Ingegno Srl e WES Srl, entrambe titolari di contratti pluriennali. Il meccanismo di assegnazione? Gare a inviti, mai realmente aperte al mercato, né pubblicate su piattaforme ufficiali italiane o europee come la Gazzetta Ufficiale.
Ora, dopo una lunga serie di proroghe successive alla scadenza dei precedenti contratti, si è pronti a pubblicare una nuova gara. E, secondo quanto trapela, il metodo sarà esattamente lo stesso: procedura ad inviti, destinata agli stessi fornitori già noti, in un “circolo ristretto” che di fatto esclude ogni possibilità di concorrenza vera, soprattutto internazionale.
Un paradosso, se si pensa che Leonardo partecipa a fiere su cinque continenti: davvero non esistono realtà in Australia, negli Stati Uniti, in Asia o in Sud America in grado di offrire servizi competitivi e magari a condizioni più vantaggiose? È plausibile che solo due aziende italiane possano essere ritenute le migliori in ogni contesto, dall’Europa al Pakistan, dal Brasile agli Emirati?
La mancanza di apertura al mercato non è solo una questione di opportunità, ma anche di trasparenza, correttezza e responsabilità nella spesa pubblica, visto il coinvolgimento diretto del Ministero dell’Economia e delle Finanze nella compagine societaria di Leonardo.
Sebbene nulla indichi formalmente una violazione delle norme, la scelta sistematica di operare attraverso procedure chiuse e su invito solleva interrogativi legittimi sulla reale volontà dell’azienda di adottare criteri di efficienza e concorrenza. In un periodo in cui anche le grandi aziende sono chiamate a razionalizzare i costi e rendere conto all’opinione pubblica, ci si aspetterebbe quantomeno una maggiore apertura e trasparenza.
Tutto lascia presagire, però, che anche stavolta la gara sarà vinta dalle stesse due aziende, che da anni gestiscono in piena egemonia il comparto fiere all’interno di Leonardo. A scapito, forse, di nuove opportunità, di una sana competizione e – soprattutto – dell’interesse economico collettivo.