Leonardo, quelle discutibili acquisizioni per un miliardo: piccole ambizioni dai grandi costi
È facile valutare la guida e la leadership di una grande azienda come Leonardo. Oltre ai pessimi risultati economici che hanno visto quasi dimezzare il valore di Borsa in questi ultimi cinque anni, (nonostante la crescita del settore), il tutto diventa inquietante guardando le acquisizioni di Piazza Montegrappa e scoprire che è stato “sperperato”quasi un miliardo di euro. Inutile andare a cercare i dettagli sulle collezioni dei media compiacenti, è necessario scavare a fondo per trovare dati ben nascosti e quasi sempre privi di giustificazioni industriali.
Sassate ne offre ora alcuni dei più significativi ai propri lettori, per cercare di capire come la leadership di Alessandro Profumo abbia utilizzato determinati investimenti, mentre -specialmente in Europa- le industrie del comparto della Difesa erano alle prese con ben altre acquisizioni ed alleanze strategiche per ridisegnare il proprio futuro.
Si parte con gli oltre 100 milioni di euro per Vitrociset, solo per sottrarla all’operazione studiata da Fincantieri e Mer Mec, con un piano industriale solido e sviluppato da Bono e Pertosa. E fonti interne aggiungono che l’azienda, dopo l’incorporazione, è stata sconquassata, accompagnando senza tanti complimenti all’uscita le risorse interne più valide.
Poi c’è da registrare l’acquisizione di una quota partecipativa in Skydweller Aero Inc, società americano-spagnola che non è mai decollata.
E che dire di quella di Kopter Group AG (185 milioni di euro) società svizzera con pochi milioni di fatturato (anche in questo caso, a parte i soliti proclami, non c’è traccia di ritorno dell’investimento)?
Ecco quindi l’acquisizione di Precision Aviation Services (2 milioni di euro) seguita da quella del 70% della piccola società Alea (altri 3 milioni).
Per non parlare dell’altro mistero che avvolge l’arrivo del 30% di GEM (5 milioni di euro) società marchigiana con un fatturato di circa 15 milioni e utile di 700-800 mila . Prezzo decisamente generoso per per una quota di minoranza; e per di più pure con l’impegno ad acquisire il resto entro il 2024.
Caliamo un velo pietoso sul disastro Hensoldt, solo perché già trattato più volte da Sassate: acquisto del 25%, strapagato a 600 milioni nel 2021, con un prezzo di 23 euro per azione; considerando che oggi, con l’effetto della crisi tra Russia e Ucraina, il prezzo delle azioni si aggira intorno ai 22 euro.
A questo punto è doveroso farsi qualche domanda. Come possono acquisizioni del genere portare un colosso industriale come Leonardo tornare ad essere grande e rispettato in Europa e nel Mondo (e magari anche dagli investitori)? Si può andare avanti con piccoli investimenti dai grandi costi? E l’azionista MEF non ha mai niente da obiettare al riguardo al “banchiere etico” che ha ribrezzo a parlare di armi?
Leonardo ha speso 1 miliardo di soldi pubblici e degli azionisti per comprare piccoli pezzetti o piccole società che non apportano nulla all’auspicato rilancio dell’ex-Finmeccanica nel novero delle eccellenze industriali italiane. Specialmente in questi anni, dove le società guardano a grandi aggregazioni e fusioni per cementare, appunto, alleanze e creare sinergie strategiche per i futuri programmi europei.
Ciliegina finale, sempre a proposito di investimenti. E’ solo un caso che Profumo, per deliziare l’ex-ministro Di Maio, abbia spostato molto del lavoro di Leonardo a Pomigliano, oltre che accendere un generoso contratto per l’affitto di capannoni al suocero di Carmine America, membro del cda ma soprattutto compagno di classe di di Maio?
Probabile, forse come quell’altro caso curioso relativo a Pasquale De Falco, ovvero l’altro amico del cuore di Di Maio, paracadutato in Fincantieri e ancora ben saldo con il nuovo AD Folgiero, (il super manager che sta spazzando via i presunti “fedeli” di Bono, ma lascia al loro posto tutti gli amici di quel centrosinistra che lo ha miracolato mettendolo li’).