Dirigente Uil: ‘Marittimi italiani? Che muoiano. Guadagnamo con gli extracomunitari’

Dirigente Uil: ‘Marittimi italiani? Che muoiano. Guadagnamo con gli extracomunitari’

27 maggio 2018

La vicenda dei marittimi italiani – che rimangono a terra per via delle deroghe alla legge 30/98 concesse dai sindacati – sta creando un’onda anomala senza precedenti. Come noto, Cgil, Cisl e Uil consentono ad alcuni armatori di ricevere ugualmente gli sgravi previsti (se a bordo hai lavoratori italiani) imbarcando invece marittimi extracomunitari (pagati 1/5 degli altri).

Dopo la grande manifestazione ad Ercolano, promossa dall’associazione Marittimi per il futuro e alla quale ha aderito anche Confintesa (unica confederazione sindacale presente), oggi il quotidiano “La Verità” riporta le inquietanti dichiarazioni di Beniamino Leone, ex sindacalista della FIT Cisl, già segretario della Federazione dei trasporti della Cisl.

Per quello che ha visto in questi anni, Leone non solo ha rassegnato le dimissioni lo scorso dicembre, ma il 21 maggio “ha scritto una lettera al consiglio generale nazionale del suo sindacato in cui svela i motivi del suo addio”.

Il quotidiano riporta alcune sue dichiarazioni che lasciano senza parole e che secondo l’ex sindacalista sarebbero state pronunciate nel 2009 da un alto dirigente della Uil “che è finito alla sbarra per appropriazione indebita nel famoso processo ai vertici della Uil in cui venivano contestati crociere e gioielli a spese del sindacato”.

Questo dirigente, sempre secondo Leone, avrebbe pronunciato una frase sconvolgente riguardo i marittimi campani. In particolare, avrebbe detto che “sarebbe opportuno un intervento del Vesuvio per farli scomparire, in modo da poter imbarcare extracomunitari e magari guadagnarci”.

Questo perché, come abbiamo già denunciato, per ogni lavoratore imbarcato i sindacati incassano dai proprietari delle navi una quota annua che va dalle 190 alle 270 euro “a prescindere della loro nazionalità e dall’iscrizione al sindacato”.

Peccato però che le deroghe dovrebbero essere autorizzate dalle organizzazioni sindacali solo in caso in cui “si attesti la mancanza di personale italiano”. E il personale italiano non manca di certo, visto che i nostri marittimi rimasti senza lavoro a causa di queste deroghe sono decine di migliaia. Ma evidentemente c’è un meccanismo perverso nell’autorizzare queste deroghe, ben lontano dal reale senso della legge 30/98.

L’articolo della Verità, oltre alle disgustose affermazioni sull’eliminazione fisica dei marittimi campani solo per guadagnarci, riporta anche altri dettagli sulla gestione di tutta la vicenda da parte dei sindacati e parla di “fantomatici progetti internazionali” e di “situazioni amministrative strane” oltre che di “conti correnti fantasma” su cui sarebbero transitati “soldi in nero”.

Insomma, ce n’è abbastanza per confidare in un intervento della Procura della Repubblica. Le accuse lanciate, se provate, metterebbero il sindacato sotto accusa non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto l’aspetto etico e morale.

Siamo ormai abituati a vedere accordi a perdere siglati da Cgil, Cisl e Uil ma quando è troppo è troppo. Non si gioca con la vita dei lavoratori. Soprattutto quando a farlo sono coloro che dovrebbero difenderli e non sfruttarli.

Ormai,  l’onda lunga di questo scandalo non è più contenibile all’interno del comprensorio campano ma deve far riflettere anche il nuovo governo.

Rimane poi la necessità di attuare l’articolo 39 della Costituzione che prevede il riconoscimento giuridico dei sindacati, con relativo obbligo di pubblicazione dei bilanci, in modo da evitare sospetti (che fin troppe volte sono certezze) di una mancata trasparenza di ciò che avviene negli uffici amministrativi delle confederazioni sindacali.