Matrimoni gay e accoglienza a tutti i costi: arrivano i film autoironici

Matrimoni gay e accoglienza a tutti i costi: arrivano i film autoironici

28 febbraio 2018

Evidentemente la saturazione da buoni sentimenti imposti si era fatta insopportabile. Certo non accadeva da tempo che due film, uno italiano e uno francese, prendessero di petto, in maniera autoironica ed esilarante, due totem del politically correct contemporaneo: i matrimoni gay e l’integrazione con l’altro come dogma sempre e comunque.

Si tratta di “Baciare lo sposo” (clicca qui) di Alessandro Genovesi, con Diego Abatantuono nel ruolo di padre che dovrebbe accettare, in una volta sola, il fatto che il figlio sia gay e voglia pure sposarsi e di

“Benvenuti a casa mia” (clicca qui) di Philippe de Chauveron, con Christian Clavier nella parte dello scrittore “de sinistra” d’Oltralpe che per mantenere il punto si prende nel giardino della propria casa di lusso un intero clan di Rom.

In un caso come nell’altro viene evidenziato – visto dal lato di chi scrive sceneggiature e manovra macchine da presa – un fatto incontrovertibile: la gente fatica sempre di più ad accettare i diritti degli altri quando vanno contro tradizioni e prassi secolari. Che nella fattispecie sarebbero il matrimonio tradizionale e una certa diffidenza per quelle persone che non si integrano ma che spesso disintegrano la sicurezza dei paesi che li ospitano.

Abatantuono è semplicemente irresistibile nella parte del padre che scopre alla festa familiare l’orientamento sessuale del figlio che studia a Berlino e che il giovanotto grassottello e con la barba che siede a tavola con lui non è un semplice amico.

Ma pure è impagabile l’immagine della faccia di Clavier al video citofono di casa quando si presenta davvero un intero clan di Rom parigini come da lui auspicato in una trasmissione televisiva di dibattito scontro contro altro autore, ma di destra, per promuovere i rispettivi libri.

Il destrorso – che poi è pure gay sul modello Wilders in Olanda – lo sfida a prendersi a casa una famiglia di Rom, “se li ama tanto”.

E lui, consigliato dalla manager della casa editrice che gli fa l’occhiolino da dietro le quinte, accetta il guanto.

Ne nascerà una commedia degli equivoci, di finto buonismo ostentato per vendere di più i propri prodotti intellettuali e mantenere intatti i privilegi. Con tante situazioni grottesche tipiche di quella scuola di cinema francese comico che in Italia abbiamo scoperto con il film “La cena dei cretini”.

Ma da entrambi i leit motiv di questi film, tanto quello italiano quanto quello francese, leggiamo un nuovo messaggio tra le righe: l’unanimismo cosmopolita e filo gay non è poi un concetto così scontato. Non è un invito alla intolleranza, ma a pagare il biglietto anche per i diritti che la società offre.