Papa Francesco e la prolungata “squalifica” del Gemelli (seconda parte)
Si fanno sempre più misteriosi e intricati i retroscena che hanno spinto Papa Francesco ad escludere l’Università del Sacro Cuore ed il Policlinico Gemelli dal novero degli insediamenti cattolici meritevoli di una sua visita (vedi).
E sia nell’Ateneo che all’interno del nosocomio (famoso in tutto in mondo perché qui fu salvata la vita a Giovanni Paolo II), le tensioni e gli scambi di accuse sulle responsabilità crescono.
“Sassate” aveva raccolto l’indiscrezione secondo la quale alla base del prolungamento degli effetti quasi quadriennali del famoso e improvviso “mal di testa” del Pontefice, ci potesse essere anche l’insofferenza per le infiltrazioni massoniche. Con ingerenze che finirebbero per condizionare l’assegnazione di cattedre, direzione di dipartimenti e primariati.
Qualcuno si e’ irritato, qualche altro ha fatto finta di scandalizzarsi, ma in alcune migliaia si sono precipitati a leggere quell’articolo. Segno evidente che qualcosa di vero forse poteva esserci. E difatti anche dal sempre efficientissimo ufficio stampa, silenzio assoluto. Idem sui veri motivi delle dimissioni del direttore generale della Fondazione Gemelli, Enrico Zampedri, che curiosamente pare destinato ad essere retribuito ancora per diversi mesi. Così, almeno, corre voce.
A sostituire Zampedri, protagonista indiscusso di una profonda e molto apprezzata riorganizzazione del Gemelli, e’ stato chiamato Marco Elefanti, direttore amministrativo dell’Università Cattolica ma anche amministratore delegato di Mater Olbia, una nuovissima struttura ospedaliera (nata da una costola dell’IDI), che dovrebbe essere inaugurata tra pochi mesi. Come da annuncio all’Ansa del 23 novembre scorso da parte dello stesso Elefanti (e non di Zampedri). Darà lavoro a 600 dipendenti a tempo indeterminato e ad altrettanti collaboratori esterni.
Ed è a questo punto che emerge un retroscena molto particolare. Perché la proprietà di Mater Olbia e’ al 60 per cento della Qatar Foundation Endowment e soltanto per il restante 40 della Fondazione Gemelli (che però esprime l’ad).
Il mondo finanziario arabo non è la prima volta che appare all’orizzonte del nosocomio. Già negli anni scorsi si era parlato con insistenza di una convergenza di interessi per giungere ad una joint venture capace di fornire servizi d’eccellenza ospedalieri (ma a pagamento). Il progetto era poi stato accantonato.
Ecco, secondo altre indiscrezioni, alla base dei malumori papali verso il Gemelli, ci potrebbero essere anche questi collegamenti con gli investitori arabi. E non solo perché è noto che il Qatar fa parte della “lista nera” dei sostenitori più o meno occulti dell’ISIS, ma pure per questi progetti speculativi in strutture sanitarie cattoliche.
Fantasie dietrologiche, come quelle sulle infiltrazioni massoniche o sullo strapotere di una lobby regionale che arriverebbe anch’essa a condizionare le scelte professionali? Possibilissimo, certo.
Resta il fatto che il Policlinico Gemelli continua ad essere avvolto da una fitta nebbia di scelte più o meno misteriose, a tutto vantaggio – per esempio per le specializzazioni pediatriche – del Bambin Gesù, ospedale cattolico che invece è nelle grazie di Papa Francesco e sempre presente nelle sue visite.
Tanto che ormai anche importanti direttori d’istituto del nosocomio della Pineta Sacchetti, arrivano a sponsorizzarlo platealmente.
Ma insomma: cosa c’è davvero dietro questi autogol, questi comportamenti alla Tafazzi?