
PORTI, l’incubo di un’Authority onnipotente che Rixi vorrebbe affidare a D’Agostino, battistrada della sinistra per la Via della Seta
C’era una volta il Ministero del Mare, che doveva essere uno dei fiori all’occhiello del governo Meloni, visto che l’80% dell’interscambio italiano transita attraverso i porti. Il leader leghista e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, capì quasi subito il pericolo che correva e cominciò a battere i pugni sul tavolo delle deleghe. La competenza sui porti doveva restare all’interno di quelle del MIT: e così il neoministro Nello Musumeci fu “dirottato” quasi esclusivamente sulla Protezione Civile, mentre le problematiche legate al mare finirono nelle mani del suo “fedelissimo” vice, Edoardo Rixi.
Bene, questo l’antefatto. Ora, come denunciato da Sassate, Rixi non è ancora riuscito a varare la tanto sbandierata riforma del settore e le promesse nomine dei nuovi responsabili delle Autorità portuali, ormai scaduti o sostituiti da commissari.
L’unica cosa di cui si è preoccupato, da buon genovese, è stata la nomina relativa proprio alla Lanterna. Scegliendo l’ex-segretario generale del porto di Livorno, Matteo Paroli. Una nomina che ha fatto arricciare parecchi nasi che contano.
Naturalmente, il potente vice-ministro si è molto seccato per le critiche (ce ne facciamo volentieri una ragione), mandando assicurazioni a destra e a manca che anche le altre nomine sono pronte per essere rivelate. Per esempio, quella del porto di Messina, dove sarebbe destinato Pino Musolino (ex responsabile di quello di Civitavecchia).
Ma l’indiscrezione più inquietante è un’altra. Riguarda la mitica riforma portuale e soprattutto l’ente che dovrà sovrintendere e disciplinare le attività dei singoli scali marittimi: sarà una vera e propria super Authority, un’Agenzia, una SpA (magari pubblico-privato)?
Mistero della fede, perché se ne sa poco. In ogni caso, con un grande punto interrogativo relativo ai poteri. Perché secondo alcune voci dovrebbe indirizzare e definire le scelte strategiche di tutti i porti, ridimensionando le autonomie dei responsabili locali.
Fatto sta che ora, se davvero questa benedetta riforma verrà presentata e approvata, si porrà il problema della scelta del presidente dell’Authority o di quello che sarà.
E qui casca l’asino, perché secondo le voci correnti, l’intenzione di Rixi sarebbe quella di premiare il suo “esperto” preferito: Zeno D’Agostino, già presidente di Assoporti (e perfino della casa-madre europea), ma soprattutto di quel porto di Trieste che aveva consegnato (unico firmatario) al progetto cinese della Via della Seta, per poi essere costretto ad una precipitosa retromarcia.
Curioso reclutamento, per la Lega ed il governo di centrodestra, quello di D’Agostino, manager che cerca di farsi passare per uomo di centro, malgrado un fastidioso torcicollo cronico che lo costringe sempre a guardare a sinistra.
Ecco come mai, in molti dei porti italiani per decine di anni oggetto di occupazione paramilitare da parte di comunisti e alleati, la battuta più ricorrente è: “ma chi le ha vinte le elezioni?”.