La Raggi e Fico salgono in cattedra e ci spiegano la libertà di stampa

La Raggi e Fico salgono in cattedra e ci spiegano la libertà di stampa

26 aprile 2018

Virginia Raggi, sindaco di Roma, e Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati, saranno tra i docenti di spicco per un credito formativo riservato ai giornalisti sulla libertà di stampa.

Il tutto  in occasione della giornata mondiale sulla informazione  che si terrà il prossimo 8 maggio al Campidoglio. Ossimoro umano duplice? Abbaglio? Saluto istituzionale come quello della altra docente Elisabetta Casellati presidente del Senato? Vallo a sapere. Fatto sta che proprio l’organizzazione che ogni anno stila classifiche sulla libertà di  stampa in tutto il mondo – e che quest’anno ci ha messo al 46esimo posto – indica tra i pericoli che condizionano la vita dei cronisti italiani, al secondo posto, dopo la mafia che minaccia di morte colleghi come Paolo Borrometi e Federica Angeli, proprio il partito della Raggi e di Fico.

Da ultimo basterebbe l’esempio recente del sedicente candidato premier Luigi Di Maio che minaccia le reti Mediaset attraverso la sempre verde argomentazione di una legge sul conflitto di interessi di Berlusconi. Che comunque da una decina di anni non ha più alcun rapporto gerarchico padronale con le aziende di cui è solo azionista. E poi francamente, che parli di conflitto di interesse uno come Di Maio, che appare spesso in tv come un robottino teleguidato  accanto a Davide Casaleggio, fa veramente ridere.

Gente che ha firmato un pactum sceleris con un’azienda privata che prevede una penale da 100 mila euro in caso di “non osservanza”  di una determinata linea politica dovrebbe avere il buongusto di tacere e di non parlare di corda a casa degli impiccati, cioè la propria.

Resta il fatto che il partito di Grillo, con i continui e intemerati attacchi a  chi osa criticarli, o peggio ancora mettere il naso nella Casaleggio e associati, condiziona (o tenta di farlo) non poco la vita di alcuni cronisti nostrani.

Ci stanno le liste degli indesiderati, la velleità di togliere i finanziamenti ai giornali piccoli, le campagne contro gli organi di partito – salvo solo il “sacro blog” di Grillo – e da ultimo episodi incresciosi come l’esclusione del collega de “la Stampa” Jacopo Iacoboni dalla kermesse “Sum#2” qualche settimana fa a Ivrea.

Per tacere di Grillo che tira in aria banconote facsimile ad altri giornalisti urlando loro “ecco adesso parlate bene di me”. Cosa dunque abbiano da insegnare Fico e la Raggi a dei poveri giornalisti, costretti dalla loro burocrazia interna (e da una legge demagogica varata anni fa da Giovanna Melandri) a fare questi inutili corsi di formazione, alcuni dei quali persino a pagamento, rimane un mistero gaudioso. Che fa anche venire alla mente il noto proverbio latino: “medice cura te ipsum”.