Rai: il curioso silenzio delle femministe sulla difesa delle “quote rosa” nel CdA ignorate da Pd e sinistra
Facciamo due conti: i componenti del prossimo CdA della Rai (a prescindere dalle date di nomina del MEF e del Parlamento) sono sette. Quindi, per difendere il principio della “rappresentanza di genere”, almeno tre dovrebbero essere donne.
Il consigliere scelto dai dipendenti già si sa che è un uomo: Davide Di Pietro. Degli altri sei, non ci sono dubbi su quelli che indicherà il MEF: Giampaolo Rossi (FdI) come AD e Simona Agnes (FI) indicata come Presidente e soggetta al “gradimento” dei due terzi della Commissione Parlamentare di Vigilanza.
Il partito della premier Giorgia Meloni si è poi detto disponibile ad indicare una seconda figura femminile. E siamo a due.
Già, ma la terza donna da dove dovrebbe saltare fuori? Non certo dal M5S, che intende confermare l’uscente Alessandro Di Majo. Ne’ dalla Lega, visto e considerato che già gli altri due partiti della maggioranza si sono fatti carico delle “quote rosa”: nessun problema, dunque, al via libera per l’ex-vice DG Antonio Marano o per il direttore della TGR Alessandro Casarin.
Non resta che il consigliere in quota Pd/sinistra. E qui il silenzio sulle questioni di genere, si fa assordante. Perché circolano la candidatura (peraltro prestigiosa e che sarebbe molto bene accetta in Rai) di Antonio Di Bella e quella dell’ex-portavoce della Boldrini, l’interno Roberto Natale, sostenuto soprattutto dall’Usigrai.
Due uomini, mentre in precedenza quella poltrona era occupata da Francesca Bria.
Come mai dal campo femminista non si è ancora levata mezza voce di dissenso? Come mai tacciono le querule portavoce di organizzazioni sempre pronte a denunciare le presunte scorrettezze del centrodestra in tema di difesa delle “quote rosa”?
Un bel mistero. Reso ancora più fitto dal silenzio al riguardo dello stesso Pd e della sua femministissima segretaria Elly Schlein.
Evidentemente, l’imbarazzo e’ grande. Prepariamo i pop corn…