Rai, la difficile successione a Lagana’ in CdA: se i sindacati non troveranno un’intesa, l’ipotesi “continuista” di Grottola appare la più logica

Rai, la difficile successione a Lagana’ in CdA: se i sindacati non troveranno un’intesa, l’ipotesi “continuista” di Grottola appare la più logica

26 agosto 2023

Ci vorranno non meno di tre o quattro mesi per sapere chi prenderà il posto di Riccardo Lagana’ nel CdA Rai. Perché la procedura richiede tempo, molto tempo. Se tutto andrà bene, insomma, se ne riparlerà a Natale. E da quel momento, il successore dell’amato -e trasversalmente stimato- rappresentante dei lavoratori di viale Mazzini, avrà davanti a se’ appena sei mesi per riuscire a raccogliere davvero l’eredità di Lagana’.

Un’impresa, dal momento che a giugno dell’anno prossimo il CdA andrà completamente sostituito. E non è prevista alcuna deroga grazie alla quale uno dei consiglieri possa restare in carica senza un nuovo passaggio attraverso le  urne.

I sei sindacati interni (CGIL, CISL, UIL, UGL, SNATER e LIBERSIND) possono contare su novemila iscritti e quindi se trovassero un accordo unitario non ce ne sarebbe per nessuno. Neppure per l’USIGRAI, la potente organizzazione sindacale dei giornalisti, abituata da decenni, con i suoi mille e cento iscritti, a fare il bello e il cattivo tempo proprio per le divisioni all’interno degli altri sindacati e gli appoggi dei partiti di sinistra.

Lagana’ ha rappresentato -con il successo delle sue iniziative di base come “IndigneRAI” e “Rai bene comune”- l’eccezione che ha confermato la regola: attenzione rigorosa ai diritti di tutti, senza sconti per nessuno.  Inevitabile il successo elettorale.

Già, ma ora c’è qualcuno in grado di raccogliere questa pesantissima eredità, costruita pazientemente sulle centinaia e centinaia di colloqui con i singoli colleghi vessati o dimenticati in un angolo, che il consigliere ha finito per pagare  con la vita?

Il più stretto collaboratore di Lagana’ è stato certamente l’avvocato Emidio Grottola, che -oltre ad essere stato assunto al concorso per laureati in giurisprudenza (110 e lode sia per la tesi, sia per il test di ingresso)- ha lavorato in quasi tutti i settori strategici dell’azienda: produzione, acquisti, legale e societario. Avrebbe insomma tutte le carte in regola per una successione nel nome della “continuità’”. Che poi ce la faccia, è ancora troppo presto per dirlo. Certo è che il suo nome come possibile candidato, comincia a circolare. E a riscuotere i primi attestati di stima.

Anche perché i tentativi dell’USIGRAI di provare a lanciare  il nome del suo ex-segretario, Vittorio Di Trapani (attuale presidente della FNSI) sono destinati a fallire miseramente. Sia per lo scandalo dei fondi sottratti al sindacato da un impiegato infedele, sia per certe opache vicende legate alla sua carriera a Rainews (la testata di appartenenza).

È invece possibile che l’UGL (sindacato in forte crescita in Rai negli ultimi anni) rilanci la candidatura del suo leader storico Fabrizio Tosini, che alle precedenti elezioni raggiunse un risultato di tutto rispetto, risultando il primo dei non eletti. Ma appare difficile che sul suo nome possa cementarsi quell’intesa sindacale cui si è accennato all’inizio, dal momento che la sua è considerata un’ipotesi troppo timbrata politicamente a destra.