Rai New York, i corrispondenti: “Sottopagati e sfruttati, qui casca tutto a pezzi”

Rai New York, i corrispondenti: “Sottopagati e sfruttati, qui casca tutto a pezzi”

12 dicembre 2019

In una lunga lettera inviata nei giorni scorsi all’Ad Rai Fabrizio Salini, al direttore Sedi Estere Luigi Meloni, il direttore del personale Felice Ventura, al Presidente della Commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini, oltre che alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, i corrispondenti della sede Rai di New York denunciano una situazione non più tollerabile. Che andrà addirittura a peggiorare con l’arrivo del nuovo anno, quando la gestione dell’ufficio sarà subappaltata a Mediakite (della quale ci siamo occupati qui). Di seguito la lettera:

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Spett.le Autorità,

Siamo un gruppo di lavoratori italiani e da molti anni lavoriamo per la sede di corrispondenza Rai di New York. Siamo utilizzati come operatori di ripresa/montatori, tecnici per la messa in onda e producer.

Torniamo a scrivere dopo che da molti anni, come già denunciato in passato, ci troviamo in una situazione d’insostenibile precarietà. Da quando chiuse Rai Corporation nel 2012 (oltre sette anni fa), la Rai Radiotelevisione Italiana ha trovato l’escamotage di subappaltare la gestione dell’ufficio di corrispondenza di New York a delle piccole società locali. Dal 2014 attraverso la società GVG e dal 2020 passerà alla società Mediakite.

Noi abbiamo continuato in tutti questi anni a lavorare a tempo pieno ed in esclusiva per la Rai, ma non ci è mai stato riconosciuto quello che ci aspetterebbe per legge. Non siamo mai stati messi in regola e assunti; niente contributi, assicurazione medica, giorni di malattia, permessi, tutele e diritti basilari previsti dalla legge. Anche se secondo la legge tutto questo ci aspetterebbe la Rai e la società GVG Group che ci utilizza dal 2014 continuano a sfruttarci aggirando ed evadendo le più elementari norme a rispetto della tutela del lavoro.

Noi siamo di fatto e sotto tutti gli aspetti pratici dipendenti Rai, lavoriamo in esclusiva presso la sede Rai di NY 5/6/7 giorni alla settimana, con turni lunghi e coprendo più ruoli nei giorni feriali e festivi e senza che ci vengano riconosciuti gli straordinari.

Andata via la capo sede Giovanna Botteri speravamo che la nostra situazione migliorasse, invece anche il nuovo capo sede Claudio Pagliara ha ignorato la nostra situazione e ha invece introdotto turni dalle 5:30 della mattina, senza che ci sia stato riconosciuto nulla in cambio. Lavoriamo la notte anche durante le feste senza nessuna maggiorazione.

La sede Rai a NY casca a pezzi, tutta l’attrezzatura è obsoleta o non funzionante. L’ufficio è caldo in modo insopportabile d’estate e freddo in inverno. Giriamo con sistemi di ripresa datati, le sale e i software di montaggio sono vecchi e spesso non funzionano, la linea di connessione internet è scarsa, le stampanti sono spesso fuori uso, mancano le cose più elementari per il funzionamento di un ufficio, lo studio tv è fatiscente, le luci sono inadeguate, l’archivio immagini non è mai esistito. La Rai spende milioni a NY e noi lavoriamo in condizioni disagiate, sottopagati e siamo lo zimbello della televisione italiana. Mentre qualcuno si arricchisce.

Nel 2017 la Rai ha indetto una gara d’appalto per il rinnovo del contratto. I giornalisti Rai sono aumentati senza che l’organigramma dei tecnici venisse adeguato. La Rai aveva inserito nel bando di gara la Clausola Sociale che prevedeva per la società vincente di reintegrarci in toto, la Clausola Sociale, così come scritto nel bando di gara Rai, era per i dipendenti regolarmente assunti. Ma poiché negli ultimi cinque anni non siamo mai stati messi in regola sembra che la nuova società Mediakite che subentrerà all’inizio del 2020 non avrà nessun obbligo di reintegrarci.

La Rai tutto questo lo sapeva e ha intenzionalmente voluto mantenere le distanze da noi per non volersi assumere le responsabilità che il diritto del lavoro internazionale sancisce in modo inequivocabile.

La società GVG ci ha chiesto di firmare una lettera in cui dichiariamo che non abbiamo, e mai avremo, il diritto di chiedere conto alla Rai dei nostri diritti. Ci è stato detto dal titolare della GVG che firmare quella lettera era una condizione necessaria richiesta dalla Rai per mantenere il nostro posto di lavoro.

La GVG ha dichiarato che ci forniscono compensi molto più alti di quelli che, di fatto, percepiamo. I nostri compensi sono da salario minimo, e paragonati ai livelli americani bassissimi e la Rai finge di ignorare questa cosa. Tanto che la Rai per salvare la faccia ha riportato sul bando di gara i compensi gonfiati dichiarati da GVG.

Dal 2020 la Rai userà ancora una volta questo escamotage con la nuova società che subentrerà, dopo anni di servizio, rischieremo di restare in mezzo a una strada o saremo costretti ancora una volta ad accettare una situazione di lavoro vessatoria senza regole e senza garanzie.

Molti di noi hanno famiglia, siamo cresciuti lavorando per la RAI, siamo noi che da anni garantiamo il servizio pubblico e la messa in onda dei servizi Rai dagli Stati Uniti, ma non abbiamo nessuna garanzia e nessun diritto.

Oggi, ancora una volta, oltre a non avere nessun tipo di contributi pensionistici (anni di lavoro senza contributi versati) e assistenziali il nostro futuro è nuovamente appeso un filo. La più importante sede Rai all’estero, quella di NY, è gestita in modo illegale e senza alcun rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori.

In tutto il mondo nelle sedi di corrispondenza Rai i lavoratori fissi sono dipendenti Rai. Solo noi che lavoriamo in esclusiva per l’azienda d’informazione di stato, con oltre quindicimila dipendenti, siamo nascosti e dimenticati in una situazione di illegalità.

Chiediamo che una volta per tutte si prenda atto dei nostri diritti, come previsti dalla legge italiana e americana, non e’ possibile che la società che subentrerà nell’appalto Rai del 2020 ci lasci in mezzo alla strada, noi vogliamo essere riconosciuti e tutelati come dipendenti Rai. Chiediamo che la Rai prenda coscienza della nostra dignità umana e professionale. Questa vergognosa situazione deve finire, bisogna risolverla.