Rai/TG1: da Carboni alla Maggioni, primi segnali di ritorno all’informazione

Rai/TG1: da Carboni alla Maggioni, primi segnali di ritorno all’informazione

08 dicembre 2021


Diciamola tutta. Arrivare al Tg1 e fare meglio di Giuseppe Carboni (il direttore miracolato dal M5S) non era una propriamente una “mission impossible”. Sarebbe come se Jacobs corresse (e ovviamente vincesse) una gara regionale fra amatori. Ora, la Maggioni non è il Jacobs del giornalismo (anche se probabilmente pensa di esserlo). E’ una buona inviata con molte idee, un eccesso di sorrisi ammiccanti e la convinzione che lei è lei e gli altri….. Dall’altra parte un direttore – Carboni – tra i più opachi che la lunga storia del Tg1 ricordi.


Arriva la Maggioni e – finalmente – spariscono gli insopportabili pastoni politici con le ributtanti faccine del politico di turno chiamato a recitare davanti alle telecamera la sua verità sul tema del giorno. Si dirà “ma è come estrapolare una frase da un’intervista…”. Assolutamente no. L’intervista è rilasciata a un giornalista, c’è (o ci dovrebbe essere) una mediazione più o meno efficace a seconda della caratura del reporter. Con le faccine c’è solo la consegna del palcoscenico al politico suddetto, un momento in cui – lo si percepisce chiaramente – finisce per avere in mano microfono e telecamera (cellulare, tablet, computer) e dice quello che vuole. Il giornalista declassato a treppiede per microfono. Inaccettabile. Qui, brava Monica.
Con la Maggioni sono anche scomparsi i servizi sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale, fissazione quasi patologica di Carboni. Intendiamoci, il tema c’è tutto, comprese le polemiche tra scienziati sulla vera straordinarietà del fenomeno, ma non può essere una tassa giornaliera pluri reiterata. A sentire i pezzi commissionati da “Greta” Carboni sembrava che tutto fosse causato o favorito dal cambiamento climatico: dal Covid agli sbarchi degli immigrati, dalla caduta di Kabul alle figuracce della Nazionale di Mancini. Per fortuna Monica ha detto stop, come il Big Ben di Portobello. E anche qui, brava Monica.
Quello che non ha cambiato (ancora?) è la fatwa nei confronti del calcio (e di tutte le manifestazioni sportive su PayTv). Il Tg1 della sera non dà nessun risultato del campionato di Serie A . La domenica alle 20 nessun accenno a quello che è successo durante la giornata, non una parola sul posticipo serale (normalmente una partita di rilievo). Il motivo? Ai tempi dello sciagurato Carboni la spiegazione che circolava apertamente nella palazzona del Tg1 era che “se ricordiamo che c’è il campionato la gente va su Sky o Dazn “. E il bello è che la risposta era tra il risentito e il sorpreso (della serie “che domanda cretina mi fai”). Non che tutti in redazione fossero d’accordo. C’è un bravo commentatore sportivo del Tg1 che è ancora imbufalito per questa scelta non solo ottusa ma anche poco professionale e forse anche impugnabile sotto il profilo del diritto visto che la Rai è servizio pubblico. L’assurdo, poi, è che nelle edizioni del mattino il calcio c’è. C’è perché non c’è più Dazn…. Ecco, la sera il Tg maggioniano il calcio non lo ha ancora sdoganato e, per parlare di sport, è costretto a sperare che ci sia qualche successo italiano nelle discipline non a pagamento. A proposito, le bocce non dovrebbero essere su Sky. Approfittiamone. Dopo il no al pastone, Monica toglierà anche quello al pallone?
Così come c’è da sperare che metta mano a una serie di altre concrezioni professionali che pervadono da sempre la Rai come gli strati di grasso rancido sotto il piano cottura. Lanci dei servizi che sunteggiano il contenuto del servizio stesso (se mi dici già tutto, perché dovrei ascoltarlo?), conduttori che gigioneggiano tra gessati da gangster e femme che si ritengono fatale dalle erre rutilanti (non è una passerella, stai solo informando lo spettatore; dovresti essere quasi mimetico, invisibile), inviati che si sbracciano freneticamente alla Heather Parisi e raffiche di stra ovvi “ecco vedete…” (anche qui, come per i conduttori: non è una passerella). Non si può fare tutto insieme. L’importante è cominciare. Monica, sei già a metà dell’opera…..