Sangiuliano massacrato, Draghi beatificato: i due pesi e le due misure della Corte dei Conti
“Sangiuliano indagato”, “Inchiesta della Corte dei Conti sulle spese di Sangiuliano”, “Danno erariale per Sangiuliano?”, ecc. ecc. Tutto giusto, per carità: se ci possono essere irregolarità nelle spese del ministero della Cultura e l’ex-ministro non ha detto la verità quando ha giurato che “neanche un euro di fondi pubblici sono stati utilizzati per i viaggi della dottoressa Maria Rosaria Boccia”, è sacrosanto che si proceda a tutti i controlli necessari.
Ma è la velocità dell’annuncio dell’accensione del “faro della Corte dei Conti” ad insospettire. Perché gli accertamenti della giustizia amministrativa vengono avviati e si svolgono di solito nella massima discrezione. Almeno fino a quando i riscontri non raggiungono risultati concreti.
Stavolta no. E allora non si può non dare ragione al terribile “fustigatore” dei vecchi vertici di MPS (e di chi potrebbe averli aiutati all’interno delle varie inchieste giudiziarie), Giuseppe Bivona.
Che difatti non si è fatto sfuggire l’occasione di tornare alla carica con una clamorosa “lettera aperta”, regolarmente ignorata dai media. Come mai? Molto semplice, perché Bivona fa un paragone tra “i quattro spicci” delle possibili spese irregolari di Sangiuliano, con i ben più cospicui fondi pubblici (e quindi sul grave danno erariale) che riguardano la vicenda di MPS.
E siccome c’è un retroscena che potrebbe chiamare in causa l’operato di Mario Draghi (quando era a capo della BCE), resta coperto da un silenzio tombale. Soprattutto in queste ore in cui “SuperMario” viene beatificato per il suo piano Marshall in difesa dell’Europa.
La “lettera aperta” è indirizzata al Procuratore di Milano, ai massimi vertici della Corte dei Conti e – in copia conoscenza – anche alla Meloni e al ministro della Giustizia, Nordio.
Bivona è durissimo nei confronti di Draghi e dell’allora (2017) governo italiano presieduto da Gentiloni, e arriva perfino ad ipotizzare una truffa ai danni dello Stato pari a 5,4 mld di euro a proposito della cosiddetta “ricapitalizzazione precauzionale” a vantaggio della banca senese da sempre feudo della sinistra in generale e degli eredi del PCI in particolare.
“La giustizia è diseguale per tutti”, è l’amara conclusione di Bivona.