TERNA, la AD fa strike: ormai ha cacciato tutte le prime linee ritenute “infedeli” e l’ impoverimento della società non è più solo in Borsa

TERNA, la AD fa strike: ormai ha cacciato tutte le prime linee ritenute “infedeli” e l’ impoverimento della società non è più solo in Borsa

19 luglio 2024

Giuseppina l’ha rifatto. Non ha resistito. Ne ha cacciato un altro, anzi stavolta è un’altra, considerata infedele, non allineata, legata al vecchio management. Cioè, scusate, non l’ha cacciata: l’ha accompagnata alla porta. E la porta però gli è tornata in faccia.

Questa settimana l’amministratrice delegata di Terna ha “perso” Emilia Pucci, ovvero il capo della segreteria societaria, ruolo fondamentale per il buon funzionamento del consiglio di amministrazione dell’azienda. Le motivazioni – dicono tra i corridoi colmi delle costose orchidee adorate dalla signora Di Foggia – non sono da ricercarsi nella mancanza di professionalità e neanche in eventuali errori commessi: la ragione risiede nell’indipendenza che la Pucci avrebbe dimostrato anche in contesti formali in cda. Qualcuno la potrebbe definire “lesa maestà”.

E così la Pucci si aggiunge ad altri allontanamenti prestigiosi come quello che fu del capo del Corporate Affairs Del Villano, o del responsabile della comunicazione Paolucci nonché addirittura del capo della finanza, lo stimato Scornajenchi. Sul caso che ha riguardato quest’ultimo, pesa ancora una indagine Consob su cui alcuni consulenti dell’ad stanno cercando di porre rimedio provando ad ammorbidire – qualcuno dice insabbiare, ma ormai le carte in ballo rendono ardua l’impresa – la posizione del presidente Savona. Vedremo.

Ma anche l’affare Pucci non sarà indolore per Terna, perché con l’uscita del capo del societario sono decaduti anche i cda di due controllate di cui lei faceva parte. Le controllate in questione sono strategiche: una si occupa di gestire il business internazionale, l’altra tutto ciò che riguarda il mercato. Lì la Di Foggia ha fatto nominare in fretta e furia due amministratori unici, due nomi distinti che fanno presagire a cambi di organizzazione interni, che potrebbero significare altre uscite all’orizzonte.

E non è detto che le nuove scelte siano in grado di affrontare le complessità di un’azienda che ormai si sta impoverendo: il titolo di borsa è arrossito (vedi presente Sassata), i grandi fondi di investimento riducono le esposizioni, i progetti infrastrutturali sono dormienti, la direzione strategica non pervenuta.

E intanto tra gli addetti ai lavori avanza l’incubo di una nuova crisi energetica. Stavolta non dei prezzi, per quella ci turiamo il naso e si paga un po’ di più. La vera preoccupazione è se l’infrastruttura energetica italiana sarà in grado di reggere a una eventuale crisi strutturale, anche degli approvvigionamenti. Ma con una Terna in queste condizioni, tra un po’ potrebbe spegnersi pure la luce in fondo al tunnel.