Il congresso Ugl e la democrazia rovesciata

Il congresso Ugl e la democrazia rovesciata

28 novembre 2017

Il Consiglio Nazionale dell’Ugl nella seduta del 25 novembre scorso, come si legge sul sito ufficiale della stessa confederazione, ha approvato all’unanimità la proposta del segretario generale Paolo Capone relativa all’avvio di “nuove procedure statutarie per arrivare a breve alla celebrazione del Congresso Confederale che si dovrebbe celebrare entro il mese di marzo”.

Finalmente, hanno pensato gli associati al sindacato, possiamo andare liberamente alle urne sia nelle categorie che nelle strutture territoriali per eleggere i delegati che ci rappresenteranno nella massima assise congressuale.

Anche gli osservatori esterni di questa telenovela, che dura ormai da oltre tre anni, leggendo il comunicato avranno pensato che finalmente si ripristinava il dialogo con gli associati per scegliere la classe dirigente del sindacato dopo le lotte intestine che, in molti casi, sono finite nelle aule giudiziarie e/o hanno visto espulsioni o dimissioni eccellenti che hanno lanciato ombre sulle metodologie di gestione del sindacato.

Lo stesso Tribunale di Roma aveva sentenziato che lo Statuto confederale era stato calpestato proprio in occasione dell’elezione (invalidata) di Capone a segretario generale e nonostante tutto Capone & Co. hanno continuato ad utilizzare il loro potere fino a quando c’è stato il tentativo della Signora Renata Polverini di “detronizzare” il Capone attraverso una raccolta di firme dei componenti il consiglio nazionale che sfiduciavano lo stesso segretario generale.

L’operazione era riuscita in pieno alla Polverini, che forse in vista di un suo, eventuale, mancato rientro in Parlamento, voleva riprendersi la poltrona “tenuta in caldo” da Paolo Capone.

La maggioranza dei due terzi dei componenti il consiglio nazionale aveva firmato la sfiducia e se non fosse stato per il ritiro della firma del gruppo di sindacalisti capitanati da Giancarlo Favoccia, suo vice segretario, oggi il buon Capone sarebbe rientrato al suo lavoro di impiegato di banca.

L’operazione portata avanti da Favoccia e dai suoi ha permesso a Capone di mettere fuori dai giochi sia la Polverini che il suo sodale Stefano Cetica oltre che far rientrare gli “ex rivoltosi” della mozione ripartire dal territorio che si opponeva a Capone.

Insomma la “Pax Romana” veniva proclamata e Capone poteva tranquillamente riprendere a fare ciò che voleva. Con questa premessa la notizia dell’avvio delle “nuove procedure statutarie” per la celebrazione del Congresso non poteva che essere un segnale positivo e da plaudire per la ripresa di un percorso partecipativo all’interno dell’Ugl.

Nemmeno per sogno. Infatti, secondo quanto si apprende da fonti attendibili, le “nuove procedure statutarie” tutto sono tranne che partecipative. Nel senso che gli associati, che rappresentano la base di ogni convivenza democratica all’interno di un’associazione, non verranno consultati per inviare i delegati al congresso confederale.

La nuova trovata di Capone & c. riguarda infatti non l’elezione ma la “nomina” dei delegati al congresso di marzo che verrà effettuata dagli organismi in carica (ovvero non nuovamente eletti con nuovi congressi) delle strutture confederali regionali e dalle federazioni di categoria senza sentire gli iscritti come abbiamo già scritto.

I congressi delle federazione di categoria e delle strutture territoriali verranno invece celebrati dopo il congresso confederale e quindi agli associati viene così impedito di scegliere i delegati al congresso confederale. Le organizzazioni che si definiscono democratiche, chiamano prima gli associati ai congressi dei vari gradi e poi vanno al congresso confederale.

Recentemente il caso del FISMIC, il più grande e importante sindacato autonomo dei metalmeccanici soprattutto nella ex FIAT, ha fatto scuola in quanto ha portato alle urne oltre 38 mila associati per far eleggere direttamente dagli iscritti il segretario nazionale e i delegati al congresso ma è rimasto un caso isolato forse perché troppo democratico.

Questa volta Capone ha superato se stesso prendendo la piramide democratica, che si regge dalla base larga e finisce con il vertice a punta, e rovesciandola completamente. Così facendo la sua “elezione” (sic!) a segretario generale sarà scontata ma….(c’è sempre un ma imprevedibile nell’Ugl) può stare certo che il primo lavoratore, con la tessera dell’Ugl in tasca, che farà ricorso contro queste “nuove procedure statutarie” troverà sicuramente un giudice che annullerà tutto e allora sarà tutto da rifare.

Insomma, non si capisce perché in via delle Botteghe oscure ci sia questa forma di allergia ai processi partecipativi che regolano la vita di tutti i sindacati italiani. Intanto si registra anche il fatto che anche coraggiosi (in altri tempi) sindacalisti si sono appiattiti sulle posizioni di chi avevano demonizzato fino al giorno prima.

In sostanza, mentre ci sono nell’Ugl categorie che non sono più nemmeno ammesse alla firma dei contratti collettivi e sono costrette a firmare per adesione ciò che decidono Cgil, Cisl e Uil il pensiero più importante per i dirigenti di via delle Botteghe oscure è quello di arrivare al congresso prima delle elezioni politiche. Gli associati possono attendere.

Se questo è il primo “progetto di svolta e di rilancio della sigla sindacale che va verso i 70 anni di storia”, come ha dichiarato Capone, non vogliamo minimamente immaginare quali saranno gli altri progetti da realizzare fino al 24 marzo del 2020 giorno in cui si celebrano i 70 anni di esistenza della Cisnal/Ugl.

Una domanda sorge spontanea: ma nel 2020 esisterà ancora l’Ugl? Se non si rimette a posto quella piramide democratica, riconoscendo che è la base che regge tutte le strutture apicali, i dubbi sono più che legittimi.