Urso, ministro della de-industrializzazione, colpisce ancora (e questa volta l’ex-ILVA non c’entra)

Urso, ministro della de-industrializzazione, colpisce ancora (e questa volta l’ex-ILVA non c’entra)

08 novembre 2025

Ieri, all’alba di un normale giovedì di novembre, migliaia di imprese italiane si sono svegliate scoprendo che il governo aveva spento l’interruttore del piano Transizione 5.0.
Nessun preavviso, nessuna gradualità, nessun rispetto per chi da mesi si dibatte tra burocrazia e scadenze per non perdere l’unica misura di politica industriale degna di questo nome.
Il portale GSE, attraverso cui si caricavano i progetti per ottenere i crediti d’imposta, è stato chiuso senza neppure la grazia di un comunicato politico: un semplice “avviso di indisponibilità fondi”, come se si trattasse di un bancomat a secco, non di migliaia di aziende che avevano già firmato ordini, acquistato macchinari e pianificato investimenti.

Col risultato che centinaia di imprese – agricole, manifatturiere, artigiane – ora si trovano con le pratiche sospese nel limbo della “lista d’attesa”, mentre i fondi vengono dirottati altrove per decisione unilaterale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Un ministero che ormai di “made in Italy” conserva solo il nome e di “imprese” rischia di distruggerne a decine ogni mese.

Il pretesto è l’esaurimento della quota da 2,5 miliardi concordata con Bruxelles. Peccato che il piano originario prevedesse 6,3 miliardi, poi drasticamente ridotti perché “il tiraggio era inferiore alle attese”.
Tradotto: il MIMIT ha tagliato le risorse proprio nel momento in cui le aziende avevano finalmente imparato a districarsi nella giungla delle procedure. Ora che gli investimenti partivano davvero, ecco lo stop.

La conseguenza è devastante: macchinari ordinati ma non più agevolabili, progetti congelati, consulenti e imprenditori travolti dalle telefonate dei clienti che chiedono cosa succederà. E nessuno, da Roma, che risponda.
Mentre in Germania il ministro dell’Economia Robert Habeck accelera sulla transizione industriale, in Italia il ministro Adolfo Urso la chiude con un clic.
Altro che politica industriale: questa è de-industrializzazione programmata, mascherata da “rimodulazione del PNRR”.

E il danno d’immagine per il Paese – l’ennesimo – è già fatto: chi mai investirà in un sistema che cambia le regole a metà partita?