ACAI-ENAS: inutile alzare polveroni per nascondere la verità

ACAI-ENAS: inutile alzare polveroni per nascondere la verità

17 aprile 2018

Registriamo con soddisfazione che l’articolo di ieri (clicca qui) relativo all’intervento del Ministero del Lavoro sulla vicenda ACAI-ENAS ha creato apprensione in chi, forse, voleva tenere nascosto quanto stava accadendo tra Acai e il ministero del Lavoro.

Se da una parte il personale dell’Enas ha realizzato che, forse, l’unica possibilità di ricevere gli stipendi arretrati e le spettanze del TFR è legata al commissariamento del patronato, ancora non è chiaro se il Ministero, eventualmente, intende commissariare l’Enas, che formalmente è stato sciolto dall’Ugl, oppure il neo Patronato ACAI-ENAS che, però, stando a ciò che ha scritto il direttore generale del Ministero, “non può al momento operare come Patronato”.

Altra ipotesi da verificare è data dal fatto che, come ricorda il Ministero nella sua nota del 5 aprile, l’articolo 2 dell’atto di fusione riconosce che ACAI-ENAS “subentra, ai sensi dell’art. 2504-bis c.c., in tutto il patrimonio attivo e passivo dell’associazione incorporata (ENAS N.d.R.) … nonché in tutte le azioni, ragioni, diritti, obblighi, passività di qualsiasi natura” ergo tutti crediti derivanti dal rapporto di lavoro dei dipendenti ex ENAS debbono essere saldati da ACAI-ENAS, come intima il Ministero, entro il 15 aprile.

Non ci risulta che ACAI-ENAS abbia dato riscontro a questa “intimazione” del Ministero anzi ha peggiorato le cose se è vero, come sembra dalla lettera che il segretario generale dell’Ugl ha inviato al presidente (dimissionario) di ACAI-ENAS e ai componenti del CdA, che il Presidente (Scafuri N.d.R.) ha “deciso autonomamente di pagare solo i dipendenti ex ACAI ora ACAI-ENAS” operando una discriminazione economica, come giustamente questa volta afferma Capone, a danno degli ex dipendenti ENAS.

Insomma un bel pasticcio che era tutto prevedibile ma non fino a questo punto e che, se non fosse evidente la sua tragicità, assumerebbe i toni di una sceneggiata alla Mario Merola (con tutto il rispetto per il grande artista napoletano).

Davanti a questa situazione girano le voci più incredibili. Si è parlato del ritiro delle dimissioni di Alfonso Scafuri e questa pare sia una fake news avvalorata dal fatto che dovrebbe essere imminente la convocazione del Consiglio Nazionale di ACAI per designare il nuovo presidente del Patronato che, secondo l’atto di fusione, spetta all’Associazione Cristiana Artigiani Italiani, poi è girata voce che ACAI-ENAS avrebbe fatto fronte a tutti i debiti con il personale ex ENAS e anche questa, come sopra spiegato, è un’altra fake news.

La sensazione è che si voglia alzare ancora una volta un polverone di voci per non dire che questo accordo tra ACAI e ENAS peserebbe solo sulle casse di ACAI e le dimissioni di Scafuri e il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti ex ENAS dimostrano che ACAI non è in grado di assolvere a questo impegno che sembrerebbe essere di svariati milioni di euro.

Altra notizia che sta girando vedrebbe il Ministero in procinto di avallare la fusione e la chiusura del fascicolo ACAI-ENAS come se niente fosse successo. Ora riteniamo questa ipotesi la meno percorribile stando ciò che ha scritto e intimato il Ministero ad ACAI-ENAS che, pur non potendo operare come Patronato fino all’eventuale autorizzazione del Ministero, ha registrato da un notaio l’atto di fusione e, per avere la suddetta autorizzazione ministeriale, deve quindi adempiere agli “obblighi datoriali” che si è assunti nei confronti dei dipendenti ex ENAS così come intimato dal Ministero del Lavoro.

Non avendo ottemperato a questa intimazione probabilmente il commissariamento ministeriale è questione di poche ore e a quel punto scatterebbero tutte le tutele per i dipendenti dell’ex ENAS date dalle somme che dovrebbero percepire dal Ministero del Lavoro sia l’ENAS ma a questo punto anche il Patronato ACAI entro il mese di aprile.

Difficile fare pronostici ma se il Ministro in carica Poletti rispetta, come sembra voglia fare, ciò che ha promesso davanti ai microfoni e alle telecamere della trasmissione le Iene, tra poco se ne vedranno delle belle.

Rimane il fatto che il Ministero, come organo vigilante, ha l’obbligo di capire come siano stati spesi i soldi che un ente privato ha percepito dallo Stato e che hanno permesso questa tragedia sociale che stanno pagando centinaia di famiglie gettate nell’angoscia da una evidente e discutibile gestione di fondi pubblici.

Dopo anni di verità nascoste è il momento di dare risposte non solo ai dipendenti dell’Enas ma anche a coloro che mensilmente versano dei contributi sindacali e che non ricevono risposte da chi le risposte le ha ma le tiene ben nascoste.