La SADC abbandona il Mozambico e a Cabo Delgado rimane solo il Rwanda a combattere ISCAP. I jihadisti pro-ISIS approfittano della situazione e diventano più spavaldi
La Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC) il 6 luglio ha annunciato il ritiro delle sue forze militari dal Nord del Mozambico. Sono circa tremila uomini della missione SAMIM, il cui unico compito è stato dal 2021 combattere ISCAP (al-shabaab, Islamic State Central Africa Province) a Cabo Delgado, affiancando i militari locali (FADM). Nella regione adesso rimangono solo le truppe del Rwanda, che recentemente hanno ricevuto 2.500 unità a rinforzo, ma che sono insufficienti a contrastare efficacemente i jihadisti pro-ISIS. Questi ultimi, infatti, hanno approfittato subito della situazione, diventando più spavaldi ed estendendo le aree dei loro attacchi. L’obiettivo è ampliare la sfera di influenza sia nel Paese africano sia in tutta la Regione e allo stesso tempo rafforzarsi, reperendo risorse aggiuntive. Non è un caso, infatti, che i miliziani nei giorni scorsi abbiano espanso le loro attività proprio nel quadrante orientale della provincia, controllato dalle forze di Kigali. Si tratta di una prova di forza per mostrare sia al loro interno sia ai nemici e alla popolazione locale chi sia il più forte.
Maputo revoca alcune licenze minerarie a Cabo Delgado per recuperare il sostegno della popolazione, ma sono solo provvedimenti mediatici
Il governo del Mozambico sta cercando di correre ai ripari per incrementare il sostegno della popolazione di Cabo Delgado, ma si tratta solo di provvedimenti “mediatici”. Il più importante è stato il ritiro di alcune licenze minerarie nella provincia settentrionale. A subirlo non ben specificate aziende che, dopo aver ricevuto i titoli, avevano disatteso il contratto non investendo a livello locale. Si tratta, però, solo di provvedimenti di facciata che non avranno alcun peso nelle attività di contrasto a ISCAP. Ciò, in quanto la maggior parte delle concessioni è detenuta direttamente o per interposta persona da un unico soggetto: il generale Raimundo Pachinuapa, dirigente del partito Frelimo, quello al potere guidato dal presidente Felipe Nyusi. E, secondo diverse fonti locali, nessuna delle licenze che fanno capo all’alto ufficiale sembra sia stata revocata. Inoltre, da anni i jihadisti sono coinvolti nel traffico di legname nella provincia settentrionale. Maputo, però, non ha mai assunto alcuna iniziativa per contrastare le attività di contrabbando, seppure queste superino un valore di oltre 20 milioni di dollari all’anno. Colpirle, invece, avrebbe creato serie difficoltà ai miliziani pro-ISIS.
All’estero la situazione del Mozambico non sembra interessare più di tanto
Anche all’estero, nonostante la minaccia di ISCAP sia crescente in tutta la regione e il fatto che i jihadisti pro-ISIS vedano avvicinarsi il sogno di creare un Califfato in Africa, la situazione in Mozambico non pare interessare. Gli Stati Uniti sono alle prese con le campagne per le presidenziali e l’“affaire Biden”. Di conseguenza, la loro attenzione è concentrata quasi esclusivamente all’interno. La loro politica estera, infatti, al momento è rivolta solo a casi specifici (vedi Ucraina-Russia e Israele-Gaza) e ha più che altro una postura prudenziale, in attesa del nuovo presidente. In Europa non va meglio. Oltre alle crisi sopracitate, l’attenzione è concentrata integralmente sulle partite del post elezioni in Francia e della nomina alla presidenza della Commissione Europea. Perciò, il Mozambico, che una volta era considerato un modello di sviluppo in Africa, continua a essere sistematicamente dimenticato a parte qualche sporadico e simbolico finanziamento.
L’Italia, in controtendenza col resto della comunità internazionale, ha capito che la guerra ai jihadisti pro-ISIS in Mozambico non si vince solo con le armi
L’unico Paese della comunità internazionale in controtendenza sul Mozambico è l’Italia. Il governo Meloni, nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa, ha appena firmato un accordo con Maputo per la costruzione e per l’equipaggiamento del Centro Agroalimentare di Manica (CAAM). Obiettivo: aprire e sviluppare un centro agroalimentare nella provincia occidentale di Manica, che svolgerà il ruolo di polo regionale di trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli. L’iniziativa è finanziata dalla Farnesina ed è mirata al rafforzamento della sicurezza alimentare, della promozione dell’agricoltura sostenibile e del sostegno all’inclusione femminile e giovanile nel tessuto imprenditoriale locale. Il nostro Paese, infatti, è stato tra i pochi a capire che la guerra a ISCAP e al terrorismo di matrice jihadista non si può vincere solo con le armi, ma solo migliorando le condizioni di vita della popolazione locale. Ecco perché a gennaio 2024 Nyusi fu uno dei protagonisti al Vertice Italia-Africa e negli ultimi mesi ci sono state diverse nostre missioni regionali nel Continente nell’ambito del Piano Mattei.