Agenzia Industrie Difesa: il Ragioniere dello Stato Mazzotta fa a pezzi la gestione del Pd Latorre

Lo stile è paludato ed in perfetto burocratese, ma la sostanza è quella di una inequivocabile bocciatura. Il Ragioniere Generale dello Stato, l’appena riconfermato Biagio Mazzotta, manda in mille pezzi la gestione del Piano Triennale 2021-2023 dell’Agenzia Industrie Difesa guidata dall’ex -parlamentare dalemiano del Pd Nicola Latorre.
È una requisitoria di sette pagine, indirizzata all’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia, dove le contestazioni e i rilievi sono di tutti i tipi.
Si parte dal rischio che “per le annualità 2022 e 2023 l’obiettivo di una puntuale e affidabile programmazione degli oneri a rimborso non venga raggiunto” e si conclude: “andrebbero forniti puntuali elementi di valutazione del suddetto rischio al fine di valutare l’eventuale espunzione dei contributi a rimborso previsti dal piano di cui non sia certa l’acquisizione in via definitiva”.
Subito dopo, una volta sottolineata  la confusione relativa ai sistemi di utilizzazione dei 25 milioni di euro destinati agli “investimenti strutturali”, ci si sofferma con toni giustamente preoccupati sull’impiego sistematico dei “lavoratori interinali…che in combinazione alla consistente fuoriuscita di personale prevista dal Piano Triennale, potrebbe depauperare parte del patrimonio di conoscenze tecniche di alcuni stabilimenti”.
Ancora più duro Mazzotta è sul “conto economico aggregato” dell’Agenzia, alle voci “altri ricavi e proventi” nonché dei “contributi in conto esercizio” e del “totale del valore della produzione”. Con l’aggiunta, per quest’ultima, che si invita l’ADI “a provvedere alla conseguente modifica del piano industriale…visto che non risultano fornite le informazioni già richieste circa i criteri di stima adottati per la quantificazione della voce in esame”.
Altro punto dolente è quello relativo ai “magheggi” sul costo del personale,  per il quale Mazzotta sollecita ulteriori correzioni al PIT.
Nell’ultima parte della sua dura requisitoria, il Ragioniere Generale dello Stato si dedica poi a lanciare un grido d’allarme per quanto riguarda “le Unità Produttive di Capua, Castellammare di Stabia e Fontana Liri, atteso che i risultati economici negativi per i tre citati stabilimenti potrebbero riflettere criticità strutturali tali da generare possibili ricadute sulla sostenibilità complessiva di AID”. E Torre Annunziata non sta certo meglio…
Confortante, no?
Ecco, dal momento che Latorre è stato generosamente lasciato al suo posto dal ministro Guido Crosetto fino alla scadenza del mandato, cioè fino ad ottobre, sarà il caso di cominciare a pensare per tempo ad un vero manager che possa prendere in mano l’Agenzia quando sarà il momento.
E c’è  molta curiosità anche per chi sarà scelto a succedere ad aprile  all’ineffabile Pierfausto Recchia, l’altro “dioscuro” ed ex-parlamentare Pd piazzato al vertice di Difesa Servizi.
Almeno lui, comunque, sembra destinato a cascare in piedi, dalle parti di Fincantieri. Per Latorre, si vedrà. Perché l’unica cosa certa è che con questa bocciatura di Mazzotta, la riconferma in AID se la può scordare. Comunque, male che vada, ci sono sempre le soccorrevoli Fondazioni di Leonardo, affidate -ma tu guarda a volte le combinazioni nell’universo Difesa- ad altri due ex-parlamentari Pd  di rango come Luciano Violante e Marco Minniti.
Sipario.

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