
ALIMENTARE: i dubbi e i problemi di AMCO per il salvataggio dei prosciutti FERRARINI, ambiti da PINI Italia.
Sono trascorsi oltre cinque anni da quando la Ferrarini S.p.A., storica società italiana impegnata nella produzione e commercializzazione di salumi e prodotti alimentari, nota soprattutto per la produzione del prosciutto cotto a marchio Ferrarini, ha depositato dinanzi al Tribunale Civile di Reggio Emilia una domanda di concordato per far fronte allo stato di crisi in cui versava.
L’iniziativa faceva seguito ad una prima proposta di concordato presentata nel 2018 poi ritirata a seguito di valutazioni negative in ordine alla sua fattibilità.
La nuova proposta del 2020 si presentava come particolarmente ambiziosa, non solo per gli obiettivi propriamente industriali, ma anche perché, rispetto alla precedente, prevedeva una maggiore soddisfazione dei creditori.
Anche per questo, il piano alla base della proposta prevedeva l’ingresso di un partner finanziario istituzionale (individuato in AMCO) che si andava ad affiancare al partner industriale già presente fin dalla precedente proposta (Pini Italia S.r.l.).
AMCO si è impegnata, quindi, nei confronti di Ferrarini ad erogare un finanziamento prededucibile per un importo fino a 12 milioni di euro e ad entrare nel capitale sociale della società sottoscrivendo un aumento di capitale dedicato del veicolo (Rilancio Industrie Agroalimentari s.r.l.) che detiene la maggioranza di Ferrarini S.p.A., così da rendere possibile la soddisfazione dei creditori nella misura stabilita dalla nuova proposta di concordato e il raggiungimento degli obiettivi industriali fissati nel relativo piano concordatario.
L’impegno, che aveva una durata fino al 28 febbraio 2025, era tuttavia subordinato, tra le altre cose, al fatto che l’omologa definitiva del concordato intervenisse entro la medesima data.
Oggi, a seguito di un articolato iter giudiziario, conclusosi con l’ordinanza della Cassazione pubblicata in data 30 dicembre 2024, l’omologa è finalmente diventata definitiva.
Purtroppo, l’erogazione del finanziamento e l’ingresso nel capitale di AMCO, ad oggi, non sono ancora avvenuti. Ciò molto probabilmente anche a causa dei contrasti sorti in seno alla compagine sociale di Ferrarini S.p.A. in relazione alla validità degli accordi che hanno portato all’ingresso di Pini Italia S.r.l., alla legittimità delle condizioni economiche ottenute da quest’ultima in un momento in cui era essenziale trovare un partner industriale che potesse assicurare la sopravvivenza dell’azienda e, soprattutto, in relazione ad alcuni profili di primaria rilevanza strategica e industriale essenziali per l’esecuzione del concordato su cui è intervenuta l’omologa.
Sotto quest’ultimo profilo, i contrasti riguarderebbero, in particolare, l’inadempimento agli obblighi più rilevanti del concordato in corso di esecuzione e che, quindi, potrebbe riflettersi persino sulla continuità aziendale della società.
A tale ultimo riguardo, la situazione di incertezza venutasi a creare ha destato non poco allarme tra i creditori di Ferrarini S.p.A., alcuni dei quali, a quanto risulta a Sassate, si sarebbero già attivati per sollecitare gli organi della procedura concordataria a vigilare affinché le previsioni del piano di concordato non vengano disattese già a poche settimane di distanza dalla sua omologazione definitiva.
Allo stesso tempo, non può escludersi che sui rallentamenti dell’ingresso di AMCO possano aver influito anche i dubbi per le diverse inchieste in Polonia e in Ungheria per frode fiscale e riciclaggio che – come riportato in passato da altri organi di stampa – hanno coinvolto società riconducibili al gruppo di cui fa parte Pini Italia S.r.l.
In questo contesto (che a tutt’oggi, nonostante l’intervenuta omologa del concordato, rimane caratterizzato da una notevole incertezza), AMCO ha di recente preso tempo, rinnovando i propri impegni fino al 2026, così da poter probabilmente anche meglio valutare la perseguibilità di un investimento che vedrebbe l’impiego di ingenti risorse pubbliche in un contesto caratterizzato da forte tensione societaria e incertezza sugli scenari futuri.