Amatrice, il Tar accoglie il ricorso: “ombre sul voto”

Il Tar ha accolto il ricorso presentato da Palombini che aveva denunciato irregolarità nelle elezioni amministrative del 26 maggio scorso. Si torna al voto? Lo sapremo l’11 dicembre. E mentre si diffonde la notizia, Sergio Pirozzi – rinviato a giudizio per il crollo della palazzina ex Ina Casa, nel 2016 – si fregia sui social per presunte battaglie vinte. Alle quali in realtà non ha mai contribuito.

Stiamo parlando della legge regionale di accesso ai contributi per la fascia 1 del cratere, tra l’altro una legge senza soldi. Ecco, già che c’è, l’ex sindaco dovrebbe spiegare come mai nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila, non volle – per motivi tutti da accertare – l’allargamento del cratere ad Amatrice.

Ad ogni modo, poche ore fa è arrivata la notizia clamorosa. Un vero “terremoto giudiziario”. Senza morti reali, come quello terribile del 24 agosto 2016, ma con sicuri futuri “morti politici”. Il Tar del Lazio, infatti, ha respinto ben 11 ricorsi, compreso quello di Accumoli. Ha invece accolto quello della “Lista per Amatrice e le sue Frazioni” guidata da Filippo Palombini, che durante il voto di maggio scorso, aveva denunciato brogli, gravi irregolarità, schede ballerine e certificati elettorali dubbi.

L’11 dicembre ci sarà la sentenza definitiva che chiuderà la questione, la brutta storia che abbiamo largamente raccontato: Fontanella potrebbe davvero andare a casa, insieme alla sua Giunta raccogliticcia che finora ha brillato per poca competenza e immobilismo, attribuendo questa incapacità all’opposizione “divisiva”; e i Buonasorte, a corto di cariche ad Amatrice e in Regione, e a corto di Sae da occupare arbitrariamente, potrebbero essere costretti a tornare a Monterotondo (donde vennero).

I giudici amministrativi hanno, quindi, accreditato il percorso di trasparenza, legalità e verità di quell’Amatrice che vuole ripartire con onestà, competenza, senza ombre, sospetti, spazzando via “il trio delle poltrone” (Pirozzi-Fontanella-Buonasorte), che impera da troppo. Trio che, come detto, pensava di gestire, vendere e svendere Amatrice, unicamente per fare affari e per carriere personali; affari e carriere che abbiamo denunciato in queste settimane con dovizia di particolari. Particolari indiscussi e indiscutibili.

Al Tar si aggiungerà anche l’azione della giustizia penale. La procura di Rieti, entro 20 giorni, dovrà consegnare al tribunale amministrativo del Lazio copia degli atti relativi alle elezioni comunali di Amatrice, accompagnati da una relazione esplicativa”. Come dire, l’unione fa la forza per il bene della città. Sentite che dice l’ordinanza: “Si adombra un illecito utilizzo del meccanismo noto come scheda ballerina”.

Una bomba che ha creato un vero nuovo cratere ad Amatrice.

E Fontanella? Ha prodotto una comunicazione comica, tra il soporifero e il falso storico. Un disperato tentativo di addormentare la realtà e manipolare la verità: “Il Tar correttamente intende approfondire le vicende inerenti alle elezioni dello scorso 26 maggio, siamo certi che la regolarità sarà presto certificata anche nei tribunali. Nel frattempo continuiamo a lavorare, Amatrice ha bisogno di persone che si diano da fare e non di tensioni”.

Tradotto: il Tar non intende approfondire, non è un club intellettuale, un cenacolo, ma un giudice con carta e penna e con effetti legislativi: ha accolto un ricorso. Segno che ci sono ombre certe sul voto, al punto che ora chiede l’ausilio della procura. La regolarità per Fontanella, evidentemente, è un optional. Nel “frattempo continuiamo a lavorare”? Vuol dire “continuiamo a stare fermi”. Amatrice non ha bisogno di tensioni? Fontanella chiama tensioni la verità, la legalità, la giustizia.

Commenti

  1. Credo che una vera bomba possano essere dichiarati la sua insipienza e il suo malanimo. Certo sarebbe la prima volta che una richiesta di chiarezza da parte del magistrato venisse interpretata come una sentenza. L’illustre estensore dell’articolo così avrebbe deciso,insieme al ricorrente Palombini, accreditando così l’ipotesi (che a questo punto parrebbe una certezza)che il 47% degli italiani non capisce il senso di un titolo di giornale,né se lo legge e nemmeno se lo scrive.

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