Amatrice: inchiesta sui retroscena di una ricostruzione mai cominciata (e silenziata)
Su Amatrice c’è il silenzio assordante, quello mediatico delle passerelle, delle visite, dei proclami, delle promesse – inevase – fatte dai governanti di turno, dei servizi televisivi ad ogni ricorrenza del terremoto (il 24 agosto), e poi, c’è il silenzio vero.
Quello che nasconde i misteri del paese e delle sue frazioni, gli interessi nascosti, il business della ricostruzione, ancora bloccata, gli intrecci politici e le varie dinasty familiari che da anni ingrassano sul territorio, speculando troppo spesso sui morti e sul sentimentalismo. Perché non si parla mai dei veri problemi di Amatrice? A chi conviene la cenere?
Qualche giornale lo ha accennato, ma i loro servizi sono caduti nel vuoto. Il Tempo del 9 luglio scorso è stato esplicito: “Sulle elezioni di Amatrice i conti non tornano”. Il Giornale del 18 luglio, pure: “Amatrice, tre anni dopo, tra cantieri, ritardi e sindaco in sospeso”.
Due aspetti che vanno collegati: il voto e la ricostruzione. Perché c’è di mezzo la politica, certa politica, la peggiore, abituata a considerare la cittadina come mera merce di scambio per il Palazzo laziale e nazionale, e come proprio orticello elettorale.
Il 26 maggio ci sono state le votazioni: le ha vinte Antonio Fontanella, una vecchia gloria “sinistra” dell’amministrazione (già sindaco del paese tra fine anni Novanta e l’inizio del nuovo Millennio), con la lista “Insieme per Amatrice”, un’aggregazione di ex-nemici diventati improvvisamente tutti amici per combattere Filippo Palombini, sindaco uscente (Lista Per Amatrice e le sue Frazioni), “colpevole” di essere competente, da ingegnere, e di essere andato a bussare su parecchi tavoli romani e istituzionali. Regista e tessitore dell’aggregazione Sergio Pirozzi, l’ex sindaco detto “double face” per la sua abilità di stare sia a destra che a sinistra.
Il responso delle urne è stato risicato: 741 a 722 per Fontanella. Ma da quel momento in poi in paese è successo il caos. Si è aperto il vaso di Pandora: un ricorso al Tar e un’inchiesta penale. Ombre inquietanti che si stagliano su Amatrice: il 15 ottobre ci sarà l’udienza amministrativa e i ricorrenti sono sicuri di vincere; troppi sospetti, brogli per molti evidenti, con diversi elettori nell’occhio del ciclone per aver avuto accesso al voto benché sprovvisti senza documenti. E poi brutte storie tra fogli sostitutivi, identificazioni con sigle standard, e soprattutto un’eccedenza di due schede rispetto ai votanti. E, ancora: matite che sarebbero sparite, presidenti di seggio che si sono ammalati improvvisamente.
Insomma, lo scenario che potrebbe presto profilarsi è quello di una Tangentopoli amatriciana con parecchi effetti indesiderati: il commissariamento e la ripetizione delle consultazioni, almeno al seggio 2, quello “incriminato”.
Se dovesse perdere Fontanella è presto detto: Pirozzi non avrebbe più il suo territorio come merce di scambio e specchio per le allodole. Si indebolirebbe a tal punto da mettere in discussione la sua carriera politica (parlamentare), o addirittura di commissario (la sua massima ambizione).
Senza contare la questione economica: rimosse le macerie, i tempi della ricostruzione sono un dramma. Gravano sulle procedure decreti sbagliati, intoppi burocratici, troppe persone a parlare. I dati ufficiali raccontano che nell’area del cratere sono stati finanziati interventi per 163 milioni di euro, ma ci sono lavori in corso per soli 10 milioni. Nei comuni, a fronte di 120 interventi finanziati, per 102 milioni, gare e lavori sono fermi a zero.
Da qui la protesta dei sindaci che reclamano spazio, poteri e strumenti legislativi. Sul banco degli imputati i vari commissari che si sono succeduti: con risultati estremamente scadenti.
L’ultimo in carica, in quota 5Stelle, Piero Farabollini, è stato al centro di numerosi scontri con Palombini. Grazie all’avvicendamento tra il Conte-1 e il Conte-2, il suo incarico è stato prorogato fino al 31 dicembre prossimo. Poi si aprirà anche su questa casella una partita importante. Tanti soldi che dovranno essere utilizzati per il terremoto, Amatrice in testa.
Logico quindi, che di questo non si debba parlare. Caso politico ed economico marciano di pari passo.
Strategie vecchie e nuove e soprattutto business. Anche per coprire un passato amatriciano non proprio edificante. Pirozzi e Fontanella si sono sempre alternati nella gestione del paese. Gli ambientalisti ricordano Fontanella per la brutta vicenda del depuratore comunale di Casale Bucci, dove per anni, secondo le inchieste del Noe, sarebbero stati scaricati liquami industriali e percolato proveniente da altre regioni.
E poi, in molti non hanno digerito quel singolare passaggio (per ragioni fiscali) della sua società del settore alimentare, da Roma ad Amatrice, proprio pochi giorni dopo il terremoto. A scriverlo è stato un giornalista di razza come Enrico Ferro de il Fatto quotidiano, il 24 maggio scorso.
Come se non bastasse, i collaboratori di Pirozzi – con tanto di mogli, sorelle e figli – si sono radicati proprio ad Amatrice. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.
(1-continua)