
Fincantieri, la lezione americana che Folgiero finge di non vedere
Negli Stati Uniti hanno smesso di raccontarsela. Davanti ai ritardi clamorosi del programma Constellation, la US Navy ha fatto ciò che in Europa – e in Italia in particolare – sembra proibito: ha ammesso l’errore, ha tagliato le perdite e ha cambiato strada. Quattro navi cancellate prima ancora di iniziare la costruzione, due sole lasciate andare avanti, mentre la capoclasse – prevista per il 2026 – slitta al 2029. Tre anni di ritardo. Troppi, in un mondo che corre verso il riarmo.
La risposta americana è brutale nella sua semplicità: basta prototipi eterni, basta “innovazione” che serve solo a gonfiare i costi. La nuova fregata nascerà da un progetto già collaudato, con un obiettivo politico chiarissimo: mettere lo scafo in acqua nel 2028. Non slide, non roadmap, non storytelling industriale. Acciaio, saldature, potenza di combattimento. “Deliver combat power as fast as possible”, come ha detto senza giri di parole il Pentagono.
Ora confrontate questo approccio con la retorica che da mesi sentiamo ripetere in Italia. Folgiero parla di alleanze, ecosistemi, collaborazioni strategiche. Ma dietro la cortina fumogena c’è spesso il nulla: accordi privi di contenuto industriale, valore aggiunto ridicolo, ricadute occupazionali minime. Operazioni finanziarie travestite da cooperazione, utili solo a muovere carta e a tenere in piedi narrazioni autoreferenziali.
Il caso del “polo della subacquea” è emblematico. Regolamenti autoimposti, già di per sé assurdi, che diventano il paravento perfetto per iniziative che violano lo spirito – se non la lettera – di quelle stesse regole. Si vendono come svolte strategiche eventi e partnership che producono poco più di brochure patinate e qualche badge a Southampton. Industria vera, zero.
Nel frattempo, gli americani – con Trump e il Segretario alla Difesa – firmano il programma Golden Fleet e decidono che la priorità non è l’eleganza del piano industriale, ma il calendario. Se un progetto non funziona, si chiude. Se una nave arriva in ritardo, si cambia progetto. È una logica spietata, ma coerente con una parola che in Europa abbiamo dimenticato: potenza.
La verità è che Washington ha capito una cosa semplice: nella nuova fase geopolitica non vince chi promette di più, ma chi consegna prima. Folgiero, invece, continua a vendere il racconto mentre il mondo passa all’incasso.
E la distanza tra narrazione e realtà, ogni mese che passa, diventa sempre più imbarazzante.


